Frecciarossa e aeroporto questa è ultima chiamata: l'intervista a Cristina Colaiacovo

Frecciarossa e aeroporto questa è ultima chiamata: l'intervista a Cristina Colaiacovo
di Italo Carmignani e Fabio Nucci
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Sabato 3 Ottobre 2020, 14:11
PERUGIA - Con 260 milioni di euro erogati in 28 anni, la Fondazione Cassa di risparmio di Perugia è stata determinante per lo sviluppo del territorio, dalla cultura alle infrastrutture.
In certi casi anche per la sopravvivenza di certe iniziative o progetti,a partire dall’aeroporto. Ma oggi, con meno risorse a disposizione,la scelta di come indirizzare le risorse diventa centrale, come sostiene la presidente Cristina Colaiacovo. Pur essendo un ente privato, infatti, lo scopo che persegue è pubblico e rivolto sempre più al sociale, per contrastare quelle fragilità che già prima del Covid erano evidenti.
Dottoressa Colaiacovo, come scegliete i progetti da sostenere?
«L’erogazione è l’ultimo tassello di un percorso che nasce da un’attività di ascolto strutturato delle istituzioni e, quindi, delle esigenze del territorio. Un ascolto che nasce dal basso e dal confronto in seno all’organo di in diritto composto da vari portatori d’interessi, istituzionali e privati».
Che si sono rivelate notevoli in passato
«La Fondazione ha distribuito oltre 260 milioni dal 1992, oggi con l’aggravarsi della situazione dei mercati finanziari gli importi sono inferiori e abbiamo dovuto far collimare tale aspetto con le aumentate esigenze del territorio. Nel 2021 erogheremo circa 6-7 milioni di euro contro i 10,5 ad esempio del 2019».
Che criteri adottate per selezionare le vostre scelte?
«Non abbiamo fatto un taglio orizzontale, ma un lavoro certosino per calare sul territorio un ridimensionamento che non colpisse le nostre eccellenze e i bisogni più importanti. Abbiamo deciso di continuare certe iniziative che consideriamo fondamentali per il territorio mentre su altre progettualità lavoriamo coi bandi a tema: con progetti propri o iniziative in co-progettazione».
Il contributo della Fondazione è stato determinante in molti settori
«Se oggi possiamo esprimere certi rendimenti è per una gestione precedente molto oculata. Oggi tuttavia le esigenze sono cambiate ma il presidente di una Fondazione bancaria non è un politico, non fa programmi: deve dare continuità, sostenendo quelle iniziative che meritano di proseguire dopo averle create e aver contribuito a mantenerle, e dare nuovi impulsi, ad esempio, puntando sui giovani».
Quale linea seguirete nelle nuove scelte? Avete virato su altri temi?
«Tutte le fondazioni devono dedicarsi al terzo settore, la nostra vocazione e la nostra missione. La scelta di aver sostenuto il comparto delle infrastrutture, un intervento più di ambito pubblico, è una sorta di deriva. Ma lo abbiamo fatto perché per l’Umbria era un’esigenza di crescita e sviluppo del territorio ed è qualcosa che continueremo a sostenere».
E il FrecciaRossa?
«L’abbiamo sostenuto perché era un’iniziativa sperimentale che ha dato buoni risultati, ma poi sarà appannaggio delle istituzioni portarla avanti: per noi era un modo per capire i flussi e il ritorno. Sono attività che manterremo ma lo sviluppo economico e sociale per noi sono gli impegni più importanti. Così come è ora senza collegamenti non vediamo un grande futuro».
Continuerete a sostenere l’aeroporto anche coi risultati attuali?
«Il nostro supporto proseguirà in base al programma e al progetto. In certi casi bisogna anche dare sopravvivenza a certe infrastrutture e nel 2020 senza il nostro contributo non ci sarebbe stata. Se tra un anno il bilancio non sarà positivo, vedremo con gli altri soci: certe decisioni vanno concertate. Noi non siamo soci, non posso dire se continueremo, decideremo in base al piano industriale, c’è una nuova compagine all’aeroporto che porterà innovazione e nuove esperienze».
Un tema spinoso…
«Non dal nostro punto di vista. Progettualità di questo tipo non nascono da noi, ma dalle istituzioni e noi abbiamo decisodi dare il nostro sostegno: in mancanza di altre infrastrutture l’abbiamo considerato un volano di sviluppo. Quando la nuova governance ci presenterà il piano industriale, capiremo obiettivi e costi, lo valuteremo e decideremo. Non è detto che sia un intervento strutturale che di anno in anno va rinnovato, può anche essere rimodulato. Ma se dobbiamo parlare di qualcosa di funzionale allo sviluppo, questo si fa portando le persone in Umbria non alimentando l’outgoing. Se integrato in un piano di sviluppo turistico, come crediamo debba essere, questo progetto ha una logica e serve a creare sviluppo.Sequesto fosse ilpiano della Regione pensosia qualcosa da mantenere in vita».
Un nuovo filone nel quale vi state muovendo è quello della progettualità funzionale alla programmazione europea
«Abbiamo capito, insieme alle altre fondazioni, che il nodo non è quello delle idee, che non mancano nei territori, ma lamancanza di una capacità progettuale. E quella europea ne richiede, a partire dalla conoscenza della lingua inglese o delle linee di programmazione Ue. Intendiamo inserirci in tale filone, sulla scia di Acri, tramite iniziative di divulgazione e promozione, ma anche andando oltre: sviluppando una progettualità, tramite consulenti specializzati, che parta dall’analisi delle esigenze del nostro territorio che possono essere declinate sulla base della programmazione europea. Possiamo essere capofila di tali esigenze, mettendo insieme le istituzioni intorno allo stesso progetto, come fatto per Ermitage. Servirà del tempo, e se in 4 anni avremo portato avanti 3-4 progetti miriterrò soddisfatta».
Come considera l’impegno della Fondazione su Perugia con Turreno e Mercato coperto?
«Ci sono stati presentati progetti dalle istituzioni e li abbiamo sostenuti con importi importanti. Sul Turreno, spesso, faccio esortazioni al Comune per capire lo stato dell’arte. Un progetto ambizioso chepotrebbe diventareil fulcro della città sostenendo il centro storico. Lostesso vale peril Mercato Coperto, abbiamo assistito al restauro lasciando al comune la decisione dei contenuti che non poteva essere il nostro scopo».
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