Fornole, il menestrello del bar: «riapriamo alla speranza, all'ottimismo, alla fede»

Fornole, il menestrello del bar: «riapriamo alla speranza, all'ottimismo, alla fede»
di Francesca Tomassini
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Domenica 17 Maggio 2020, 22:14
FORNOLE- Esercenti all'opera per riordinare, posizionare tavoli, sedie, entrate ed uscite, tutto secondo la normativa anti Coronavirus. Soprattutto bar e ristoranti che dopo quasi tre mesi di stop e una riapertura alla chetichella  limitata al servizio di asporto, da domani potranno far accomodare di nuovo i clienti al tavolo. Tante preoccupazioni, ansie e una grande unica speranza, che i loro clienti non li abbandonino scoraggiati da una miriade di regole e cavilli indigesti anche con il miglior caffè. E "Peppe del barre" non fa eccezione. Oggi, come ultimo tocco, ha esposto un cartello sulla bacheca che invoca e racchiude tutte le paure e aspettative per un futuro che lui, come tutti quelli che hanno speso una vita in un'attività familiare, vogliono credere che tornerà a splendere. "Lunedì 18 maggio - ha scritto a mano con il pennarello - questo bar che in oltre un secolo della propria storia non aveva mai dovuto chiudere, riaprirà: questo bar dopo 78 giorni di chiusura totale e oltre 100 di emergenza, riaprirà sperando che anche gli italiani riaprano le porte alla speranza, all'ottimismo e alla fede". Classe 1943 Giuseppe Pagliari guida il bar Angeli a Fornole da più di cinquant'anni. "Veramente il bar è aperto dal 1906 -racconta- quando zio Ulderico prese la prima licenza per la rivendita di alcoolici". Centoquattordici anni di attività, a cavallo di due secoli. Il paese è cambiato, tanto, ma il bar tabaccheria è rimasto, incrollabile, un punto di riferimento. Una vera e propria missione per Peppe che non ha mai abbassato la saracinesca per più di mezza giornata. "Siamo un servizio pubblico, se chiudiamo, il paese resta deserto. Certo, i tempi sono cambiati -racconta Peppe- anche prima del Coronavirus le abitudini dei clienti si sono modificate negli anni. Prima avevamo gruppetti che passavano le giornate giocando a briscola, i giovani, molto prima dei cellulari avevano nel bar il punto di ritrovo. Non c'era bisogno di telefonarsi per darsi appuntamento. Passavi al bar ed eri sicuro di trovare qualcuno". E nel bar Peppe ha riversato tutta la propria arte e inventiva. Appassionato di politica, focoso oratore e acuto osservatore del mondo e delle sue vicissitudini, negli anni ha ha scritto centinaia di biglietti con invettive, aforismi, riflessioni con cui ha tappezzato le pareti del bar.  Il menestrello, così l'hanno ribattezzato, oggi non ha perso l'occasione di farsi portavoce  del sentimento che pervade questa riapertura tanto voluta, quanto temuta e ancora una volta sembra aver colto nel segno. 
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