Foligno, storie di Covid-19, i racconti tra chi dice «Ho paura ad uscire di casa» e quello di una mamma che lancia l'invito «Metteteci il cuore»

Foligno, storie di Covid-19, i racconti tra chi dice «Ho paura ad uscire di casa» e quello di una mamma che lancia l'invito «Metteteci il cuore»
di Giovanni Camirri
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Domenica 13 Dicembre 2020, 17:20

FOLIGNO - Storie di Covid raccontate da chi è stato colpito e vive, in un caso, grandi timori e nell’altro è tornato alla normalità. “Io positivo, ma asintomatico, al Covid ho il terrore di uscire di casa”. Inizia così la storia raccontata a Il Messaggero, da un folignate che vive le conseguenze del contagio da Covid 19 oggi giorno sulla sua pelle. E vive soprattutto una serie di incertezze e timori che lui stesso spiega. “Ho fatto il primo tampone – racconta – e sono risultato positivo. Stessa cosa dopo il secondo. Sono asintomatico e quando ho chiesto quando sarei potuto uscire di casa, mi è stato detto che il protocollo dice che dopo 21 giorni posso farlo. Ma ho letteralmente il terrore di varcare il cancello di casa temendo di contagiare qualcuno”. Sulla possibilità di fare altri tamponi il folignate spiega ancora: “Certo che posso farne altri, ma dopo quelli previsti dal protocollo non c’è possibilità ulteriore e li dovrei fare a spese mie. Pur prendendo atto che questa è la procedura non ritengo giusto che una persona debba farsi carico di una questione di salute che ha anche un funzione di ritorno a quella che vuole essere una normalità. In pratica se io mi fermo ai tamponi cui sono stato sottoposto dopo 3 settimane dall’ultimo posso tornare, secondo le procedure, a vivere la mia vita. Voi vi sentireste sereni? Credo sicuramente di no”. E ancora: “La questione – racconta – diventa ancor più complicata proprio all’interno di casa. Ci sono situazioni, come anche la mia, dove più membri di una famiglia vengono colpiti dal Covid 19 e tutto cambia. Tutto diventa incerto, e si complica anche la quotidianità vissuta anche semplicemente andando dal fornaio. Il ritorno verso quella che sarà la normalità è fatto di tanti timori e della paura di contagiare qualcuno. E la cosa che più pesa in questa incertezza complessiva è il non riuscire a capire come, dove e quando mi sono contagiato”. All’esperienza col Covid raccontata dal folignate segue quella, diversa, raccontata da una mamma, anche lei di Foligno che lancia a tutti un invito: “Metteteci il cuore sempre…”. “Noi siamo una di quelle famiglie – racconta la mamma a Il Messaggero - che siamo state positive al Covid e chiuse in casa fino alla negatività dei tamponi.

Nel momento in cui ci sono stati tre casi positivi nella classe di nostra figlia piccola noi abbiamo deciso di cominciare l'isolamento tutti e staccarci da quella che era la nostra vita quotidiana, lasciando le uscite essenziali per evitare ulteriori contagi. Indipendentemente da quelle che erano le disposizioni abbiamo fatto i tamponi a pagamento. Dopo 48 ore arriva la positività in casa. La paura era tanta visto tutti i racconti sull'essere abbandonati e lasciati soli, e invece vogliamo dare una voce di speranza il virus esiste è forte fa paura. Ci sono alcuni sintomi che noi avevano già e gli abbiamo dato solo il nome altri li abbiamo dovuti gestire con saturimetro, cortisoni, antinfiammatori. Ma la cosa più importante è stata la vicinanza del medico curante che ogni giorno mattina e sera ci chiamava per sapere come stavamo, quali erano i sintomi e i parametri e con la frase finale di ogni telefonata o messaggio “non vi preoccupate se avete bisogno mi bardo tutta e vengo”. Questo ci ha aiutato a gestire ogni nostro “sintomo” vero – prosegue - o di paura, bloccando la corsa in ospedale che in qualche altro momento avremmo fatto. E poi arriva tutta la parte burocratica dell'Usl anche qui abbiamo trovato una persona gentilissima che nella chiamata di routine dell'Usl con le varie domande dei contatti e spiegazioni sui comportamenti da seguire è nato un rapporto di stima e ci ha guidato e aiutato lasciandoci la sua email dicendoci per qualsiasi cosa e ogni minimo dubbio ci sono, e così è stato. E poi la spazzatura, anche lì buste e buste sul terrazzo e poi arriva lui che ci porta il kit. Quindi ciò che fa la differenza è il cuore. Metteteci il cuore – conclude la mamma - sempre in tutto ciò che fate. Grazie dottoressa Laura Luchetta, Fabrizio Abbati e Giacomo Bicerna”.

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