Foligno, i segreti de “Lu Sintu e de La Serpa” raccontati da Nazzareno e Duilio Brodoloni

Da sinistra, Nazzareno e Duilio Brodoloni
di Giovanni Camirri
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Lunedì 21 Gennaio 2019, 16:26
FOLIGNO - All’origine fu Angelo, detto “Lu Sintu”. Oggi quell’eredità viene portata avanti dai fratelli Duilio e Nazzareno Brodoloni. L’oggetto è “La Serpa”, detta anche “Serpentina”, una lingua zingarsco-carceraria che non è una neo lingua o un idioma straniero, ma un mezzo di comunicazione criptato. A Foligno la si parla da quando Lu Sintu la introdusse in città e da allora viene tramandata oralmente. Oggi, pero, grazie ai Brodoloni la Serpa è divenuta un volumetto da portarsi al seguito ed è stata codificata aprendo parte di quella lingua criptata rendendola disponibile a tutti. Ed ora, per dirla con La Serpa, tutti potranno “camuffarla” e cioè conoscerla scoprendola o approfondendola. Spiegare il perché di questa idea del librettino sono proprio Nazzareno e Duilio Brodoloni- “L’idea è divenuta progetto – raccontano – ripartendo da una serata “de smurfita” cioè durante una mangiata conviviale nel corso della quale “Lu Pistu” cioè il prete don Giuseppe Cavaterra ora “a polleggio” (non più tra noi) grandissimo estimatore  di questo gergo lanciò l’dea di tramandare questo gustoso modo di esprimersi, fatto spesso di detto e non detto. Di recente abbiamo decido, all’improvviso, di dar seguito alla fase due: trasformare il progetto in agevole pubblicazione. Sono emersi una serie di ricordi partiti dal gioco delle tre carte e delle campanelle che venivano praticati durante le fiere. Erano tempi, quelli del dopoguerra in cui anche chi “operava” con le tre carte aveva una morale e “spennava” i ricchi, non toccava i poveri e a chi era nel mezzo praticava “Lu Mollarino”, cioè gli toglieva un po’ di soldi, ma non tutti”. E così sono riaffiorati dai cassetti della memoria: “Svaghi la serpa?” (parli il mio gergo?), “Stanzi la pila, la scuci?” (hai dei soldi vuoi spenderli?) e lo storico “caldi piove” (fai attenzione arrivano le guardie), fino ad arrivare, per completare qualche esempio, a “Stanzia la chiarina sottarma” (dammi una bevuta senza farti vedere). Un ruolo importante nel mondo de La Serpa è la figura dello “Zaraffo” che nella vita reale operava come ruffiano o specchietto per le allodole, agganciando durante le feste i visitatori, presentandosi ben vestito, senza cravatta e con l’ultimo bottone allacciato.
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