Foligno, quindici famiglie ostaggio di un cinghiale

Foligno, quindici famiglie ostaggio di un cinghiale
di Giovanni Camirri
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Martedì 16 Gennaio 2018, 17:31
FOLIGNO - Quindici famiglie ostaggio di un cinghiale. Accade a Foligno, in zona via Piave a due passi dalla statale Flaminia, ad uno dal cimitero centrale e a tre dal centro storico. A raccontare cosa accade sono Giorgio Malucelli, Paolo Giglioni e Salah Jalal che sono residenti e frequentatori di quella parte della città. IL PUNTO “Viviamo una situazione – dice Malucelli a Il Messaggero – drammatica. Il tutto a causa di un cinghiale che s’è stabilito a pochi metri dalle nostre case. I primi avvistamenti risalgono alla scorsa estate. Sulle prime abbiamo pensato che quel grosso animale selvatico fosse sceso a valle, causa siccità, in cerca d’acqua. Qualche avvistamento sporadico s’è poi trasformato in una presenza stanziale. La convivenza uomo-animale selvatico è poi degenerata con i primi freddi. Quel cinghiale – prosegue – infatti di sera esce dal ricovero che s’è creato in mezzo ai rovi, forse per cercare cibo e acqua e sempre più spesso si avvicina alle nostre auto in sosta. Alcune hanno i chiari segni di quel particolare transito”. Il grosso cinghiale, infatti, forse captando il calore emanato dal motore ancora caldo di qualche vettura appena posteggiata, ha dato vita allo “struscio” contro portiere, cofani e portelli delle auto. E lo ha fatto causando danni che vanno dalla vernice pesantemente lisa dallo sfregamento del selvatico quanto dalle tracce lasciate dal grosso animale che ha utilizzato le zampe appoggiandosi, per così dire, ai veicoli. LA PAURA “La situazione – sottolinea Jalal – può apparire assurda, ma qui vivono anche bambini e ragazzini e trovarsi di notte faccia a faccia con questo grosso cinghiale non è cosa piacevole. Andrebbe catturato e trasferito in natura. Nel suo ambiente vivrebbe di sicuro meglio rispetto a dove ha oggi trovato rifugio e cioè un insieme di rovi cresciuti oltre misura”. E c’è stato chi, come Gilglioni, ha avuto un faccia a faccia con l’enorme selvatico. “Qualche giorno fa – racconta -, di notte, avevo appena accesso l’auto e quindi attivato i fari. Sono sceso un attimo dall’abitacolo e quando ho aperto la portiere ho avvertito un rumore piuttosto insolito a pochi metri da me. Ho pensato a qualcuno che cercava intimità e magari s’è visto scoperto, ma anche a qualche balordo che si stava nascondendo nel buio. Ho fatto appena in tempo a prendere il telefono cellulare e mi sono trovato praticamente faccia a faccia col cinghiale ed – conclude - ho scattato, d’istinto, una foto”. “Vogliamo – spiegano Malucelli, Giglioni e Jalal – che le tante segnalazioni fatte in queste settimane possano trovare un seguito concreto. Vogliamo riacquisire la nostra serenità e poter parcheggiare le auto dove abbiamo sempre fatto senza dover temere per la nostra incolumità e col rischio di patire danni. Ci auguriamo – concludono – che chi di dovere intervenga in maniera efficace prima che qualcuno si faccia davvero male”.
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