Foligno, Giostra della Quintana: “Vi racconto come è nata la prima taverna”. Roberto Bosi, ex priore del rione Cassero svela la storia e il valore dell’aggregazione

Foligno, Giostra della Quintana: “Vi racconto come è nata la prima taverna”. Roberto Bosi, ex priore del rione Cassero svela la storia e il valore dell’aggregazione
di Giovanni Camirri
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Venerdì 16 Settembre 2022, 14:51

FOLIGNO - “Vi racconto come è nata la prima taverna della Giostra della Quintana dell’era moderna”. A parlare è il professor Roberto Bosi, priore del rione Cassero fino al 1970 e uomo di Quintana dal 1946 agli annoi Settanta. Il professor Bosi è un fiume di ricordi di aneddoti ed ha conservato, strappandoli all’oblio, anche qualche cimelio della Quintana delle origini. Uno è ad esempio la lancia in legno, destinata all’epoca all’eliminazione poiché quel “tipo” sarebbe stato poco dopo sostituito dalla più maneggevole lancia in metallo. Quella lancia in legno era quella impugnata da Agostino Ronci che vinse per il rione Cassero la Giostra della Quintana del 1949 in sella a Stella.

Professore, come nacque la prima taverna?

“L’idea è stata quella di fare aggregazione per vivere, anche attraverso l’arte e il confronto, lo spirito della Giostra della Quintana. Insomma, si voleva creare una positiva mescolanza tra la vita di tutti i giorni e la Quintana”.

Poi cosa accadde?

“Partendo da questo concetto riuscimmo a trovare dei locali e il 1 settembre 1968 inaugurammo la prima taverna della Giostra della Quintana. Era un luogo dove si poteva mangiare, ma dove soprattutto si faceva aggregazione attraverso il confronto e l’impegno comune”.

Un grande valore, quindi.

“Certamente. Basti pensare che poco prima dell’apertura un nubifragio impressionante allagò il centro di Foligno e non soltanto. E anche i locali destinati alla prima taverna vennero inondati. Così in piena notte insieme ad un gruppo di ragazzi andammo, armati di stivali di gomma e qualche secchio, a cercare di liberare quegli spazi.

E poi arrivarono i vigili del fuoco da Perugia che con le idrovore riuscirono a fare il miracolo. E così come programmato la taverna aprì normalmente il giorno dopo”.

La sua esperienza di Giostra nasce con la Quintana, giusto?

“Si. Mio padre, Orlando Bosi, faceva parte del Comitato centrale e molto spesso portava me e mio fratello a seguire questa esperienza. Tutto è iniziato così”.

Suo padre fu anche protagonista di un particolare salvataggio quintanaro.

“È, vero. Il salvataggio riguarda una lancia in legno che veniva utilizzata durante la Giostra della Quintana per carpire gli anelli dalla statua del dio Marte. Quel tipo di lance erano destinate alla sostituzione in favore di quelle in metallo. Il destino delle lance in legno era quello di essere segate e quindi ridotte in pezzi per poi essere smaltite o bruciate. Papà prese quella lancia e da allora ha mantenuto tutta la sua bellezza ed è diventata un elemento, come altri, di memoria”.

Di quella sua importante esperienza quintanara lei ha realizzato una vera e propria raccolta di ricordi, articoli, fotografie e molto altro.

“Ho messo insieme tante cose affinché la memoria possa essere perpetuata e quei fatti possano continuare a costituire una base di ragionamento. Nella raccolta ci sono tante cose. Si va dalle foto agli articoli fino alle locandine degli spettacoli che avevamo realizzato tra il rione e la prima taverna della Giostra della Quintana”.

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