Foligno, «Così conserviamo il dialetto»». Franco Bosi sta realizzando una super raccolta che diventa la “Piccola Biblioteca-Museo”

Foligno, «Così conserviamo il dialetto»». Franco Bosi sta realizzando una super raccolta che diventa la “Piccola Biblioteca-Museo”
di Giovanni Camirri
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Giovedì 22 Settembre 2022, 13:01 - Ultimo aggiornamento: 22:17

FOLIGNO - “Cerchi rogna?”. È uno dei tanti modi di dire in folignate che fanno parte di una lunghissima tradizione del dialetto, quella lingua locale per la quale da tempo si sta dando corpo ad una imponente ed altrettanto importante opera di conservazione. L’esempio maggiore è il “Piccola Biblioteca-Museo del Dialetto” che uno dei massimi custodi dell’idioma folignate, e cioè Franco Bosi, sta allestendo dando sostanza ad un lavoro complesso. Ed è lo stesso Bosi, ad oggi autore dell’unico vocabolario esistente che dall’italiano traduce in folignate, passando dalla lingua nazionale alla “lengua de noiantri, a raccontare e a raccontarsi a Il Messaggero. “Come è nata – dice Franco Bosi - l’idea del piccola biblioteca-museo del dialetto? È nata da una chiacchierata con l’amico folignate Luciano Ragno e dalla volontà di conservare anni di ricerca, spesso anche corale, e conservazione mettendo i risultati a disposizione di tutti. Ovviamente non si tratta di un ambiente aperto al pubblico come potrebbe essere un museo o una biblioteca tradizionale, ma è un piccolo luogo – prosegue Bosi – dove il passato è sempre più presente e guarda al futuro. Se si pensa che oggi è tutto social, è tutto virtuale, relazioni umane comprese, un luogo come questo, nella sua totale diversità è attualissimo. Qui, attraverso il lavoro portato avanti dall’ “Accademia Lu Tribbiu” e dal suo organo “La Mattera” e a tutto il materiale raccolto si vive l’attualità della storia, della tradizione e si ragiona.

Quel “Cerchi rogna?” iniziale spiega da solo la molteplicità di significati che il dialetto folignate incarna. Serve a capire se chi si ha davanti vuole creare problemi, o a spiegare che chi pronuncia quella frase è pronto a crearne di problemi. Ma è anche un richiesta neutra che equivale al non volere problemi ne da una ne dall’altra parte. Basti pensare che nelle scorse settimane sono stato contattato – ricorda – da una studentessa di fuori regione che stava scrivendo la tesi di laurea sui dialetti dell’Appennino dell’Italia Centrale. Beh, la “lengua de noiantri” ha avuto il suo ruolo visto che quella studentessa s’è laureata col massimo dei voti. Nelle varie raccolte che ho curato ci sono tutti i testi principali inerenti il dialetto folignate ed abbiamo anche una riproduzione della prima poesia censita in dialetto folignate, risalente al 1855, firmata dal poeta Matteo Innamorati di Belfiore. Abbiamo anche raccolte importanti sulla storia cittadina come materiale sulla storica Radio Ara, sulla canone con testi in dialetto e molto molto altro. Le cose da scoprire sono tantissime e sono tutte incentrate sulla conservazione della tradizione e della storia che passa per la lingua parlata in loco. Una lingua dalle origine antiche – conclude - ma attualissima”. Ancora oggi, nel quotidiano, molti dei termini dialettali sono ancora in uso. Basti pensare al termine “cionnolà”, cioè ciondolare e più specificatamente girovagare. Un ciondolare, dal latino undula, onda che significa sia girare senza meta e spesso equivale a perdere tempo invece di essere concreti.

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