Le Foibe, il manifesto
e la Regione rimandata in storia

Il manifesto della Regione Umbria
3 Minuti di Lettura
Lunedì 12 Febbraio 2018, 13:39
PERUGIA - Fare la parte di quello che polemizza sempre e sembra che dia le pagelle al prossimo non è divertente. Finisce per rendere antipaticamente pedanti, ma vi assicuro che non è colpa mia. Che c’entro io se ad ogni ricorrenza storica la Regione Umbria commette una gaffe? Lo scorso anno, per celebrare la Resistenza e la lotta partigiana italiane, fu scelta una foto con dei soldati americani che stringevano le mani a dei soldati russi sul fiume Elba. Ridicolo! Quest’anno, per evitare problemi con le immagini, il Giorno del Ricordo dedicato alle foibe e all’esodo dalle loro terre di giuliani, istriani e fiumani è stata omaggiato con un manifesto che ne è privo.

Ma il risultato, francamente, non è che sia stato migliore. Il manifesto (che si può vedere nella foto) contiene solo parole, ma ambigue, omissive e sbagliate. Innanzitutto parlare di “buchi di memoria” con riferimento alle foibe, che sono appunto buche naturali usate come tradizionalmente come discariche e dove migliaia di italiani furono gettati vivi, è una scelta linguistica non solo inelegante in sé ma del tutto infelice per la sgradevole allusione che genera. “Vuoti di memoria” (o qualcosa di analogo) sarebbe stato più appropriato. Ma questo forse è solo un dettaglio. Ciò che più colpisce è il tentativo goffo di attualizzazione di quella vicenda, magari dettato anche da buone intenzione pedagogiche (evitare cioè che si possano ripetere le tragedie del passato), ma reso nella sostanza in modo del tutto vago e fuorviante. Quali sarebbero le nuove vendette che oggi si dovrebbero evitare? È una preoccupazione generica (come tale del tutto irrilevante e moralistica) o si pensa a qualcosa di preciso? Ma non basta. Parlando di “vecchie vendette” si avalla l’idea che l’infoibamento e l’estromissione in massa degli italiani dall’area giuliano-dalmata furono appunto una vendetta (esecrabile ma al fondo giustificabile) per le angherie che questi ultimi avevano commesso o dei quali erano ritenuti oggettivamente responsabili a danno delle popolazioni slave. È da sempre la tesi minimizzatrice e revisionista sostenuta dagli sloveno-croati e che la Regione Umbria, chissà per quale motivo, ha scelto superficialmente di fare propria.

Ma il vero capolavoro d’ignoranza e malafede è avere scritto “ Foibe 1943”. Un modo per circoscrivere il fenomeno alla fase delle vendette contro i maggiorenti fascisti e i collaborazionisti del regime d’occupazione che furono appunto commesse dopo l’8 settembre. Peccato solo che le uccisioni in massa degli italiani, così come l’esodo e le espulsioni (ai quali il manifesto nemmeno allude pur essendo il cuore della legge che ha istituto il Giorno del Ricordo), si verificarono nel maggio-giugno 1945, a guerra appena conclusa (ma con uccisioni di italiani che durarono fino al settembre 1946). In questo caso si trattava di colpire gli avversari potenziali dell’incipiente regime comunista titino, senza che questo significhi escludere le colpe del regime fascista durante la precedente occupazione.

La conclusione è molto semplice. Perugia ha due Università, dove operano fior di studiosi. Perché la Regione non se ne avvale invece di affidarsi a propri, un po’ troppo solerti e ideologicamente ottusi, funzionari o consulenti?
© RIPRODUZIONE RISERVATA