Dal giorno del blitz gli investigatori hanno puntato la lente d'ingrandimento su Angelov Dimitar Nikolaev, 31 anni, bulgaro che vive da anni a Terni, incensurato, che lavora nel settore dei traslochi ed è il proprietario del furgone sequestrato tre mesi fa in Sicilia. Lo straniero, al volante di un autocarro diretto a Terni, viene fermato dalla polizia stradale per un controllo lungo l'A14, all'altezza di Modugno. Appare subito nervoso, insofferente, si capisce che ha qualcosa da nascondere. La polstrada chiede rinforzi alle unità cinofile per effettuare la perquisizione del furgone. Un'operazione che non sarà semplice. Sarà il fiuto dei cani a portare i poliziotti a cercare sotto a una struttura metallica per il trasporto di vetri, non rilevabile dalla carta di circolazione, che è assicurata con dei bulloni al cassone in modo maldestro. Una volta smontata la struttura gli agenti scoprono quel doppio fondo realizzato nel cassone nel quale sono occultati 50 involucri di cellophane con dentro 84 chili di marijuana. La droga e il veicolo vengono sequestrati insieme a mille euro in contanti e il bulgaro viene rinchiuso nel carcere di Bari a disposizione della magistratura. La convalida dell'arresto arriva al termine dell'interrogatorio di garanzia, durante il quale Angelov Dimitar Nikolaev fa scena muta.
«Stiamo studiando l'ordinanza e valutando il ricorso al tribunale del riesame» dice il suo legale, Francesco Mattiangeli. Ora le indagini si concentrano sul legame tra il bulgaro e Tolotta, che tre mesi fa, nel catanese, era alla guida del furgone di proprietà di Nikolaev che era stato appena caricato con più di 130 chili di marijuana destinata alla piazza ternana. Dopo l'arresto Tolotta aveva sostenuto di non essere stato consapevole di trasportare droga e di aver fatto il viaggio da Terni fino in Sicilia su richiesta di alcuni rumeni che conosceva di vista dietro il pagamento di un compenso di mille euro. Una giustificazione che non ha mai convinto gli investigatori.
Nicoletta Gigli
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