«Finanziere corrotto per una piscina, indagini su altri militari»

«Finanziere corrotto per una piscina, indagini su altri militari»
di Egle Priolo
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Venerdì 19 Febbraio 2021, 09:15 - Ultimo aggiornamento: 09:16

PERUGIA - «Il fatto che lo Strippoli possa ipoteticamente servirsi di colleghi per continuare ad operare illecitamente appare essere una circostanza sì astrattamente possibile, ma in concreto ben difficilmente concretizzabile, anche tenuto conto dell'oggettiva visibilità della vicenda in un piccolo contesto provinciale come quello del capoluogo umbro, nonché della indagini ancora in corso relative all'operato di altri componenti del Corpo».

Lo scrive il giudice Alberto Avenoso nelle motivazioni che hanno portato il tribunale del riesame ad alleggerire la misura cautelare per Savino Strippoli, il maresciallo della guardia di finanza accusato di corruzione dai colleghi del Nucleo di polizia economico-finanziaria del Comando provinciale di Perugia. Il militare, arrestato lo scorso 18 dicembre insieme a due imprenditori che – secondo le accuse - avrebbe aiutato ad eludere indagini e controlli delle fiamme gialle e dell’Agenzia delle entrate in cambio del pagamento di parte dei lavori per una piscina, aveva ottenuto i domiciliari dopo quasi tre settimane in carcere, come richiesto dai suoi legali Vincenzo Maccarone e Antonino Belardo.
E nelle dieci pagine di motivazioni, il Riesame riassume la vicenda che ha portato a indagare – oltre a un totale di cinque imprenditori “amici” - un secondo finanziere accusato di concorso in falso e in cui è rimasto coinvolto anche un altro militare in congedo, che sarebbe stato – secondo la ricostruzione accusatoria - un socio occulto di una società immobiliare «senza corrispondere i tributi a ciò conseguenti, utili dalla predetta società, derivanti dai proventi delle vendite di immobili». E se il gip Lidia Brutti, che aveva disposto l'arresto in carcere, ha parlato di «modalità realizzative dei reati (utilizzo disinvolto e ripetuto della sua posizione e delle sue prerogative; coinvolgimento più o meno consapevole/connivente di colleghi; avvicinamento di superiori) corrispondenti a un vero e proprio stile di vita», il tribunale della libertà ha sottolineato come il «quadro probatorio appare del tutto consolidato, sia alla luce delle sopravvenute dichiarazioni confessorie rese dai correi Bacchi e Sandomenico (Alvano e Giovanni, assistiti dagli avvocati Ilario Taddei, Francesco Pugliese e Francesco Areni, tornati in libertà all’inizio dell’anno, ndr), sia alla luce delle ulteriori acquisizioni documentali».

Fondamentale, nella decisione del Riesame, appare poi la sospensione dal servizio del maresciallo: «I reati oggetto del provvedimento cautelare risultano, poi, pacificamente realizzabili – si legge nelle motivazioni – da parte di un soggetto qualificato (operante della GdF), come tale dotato di poteri e prerogative che gli consentono di accedere a database informatici riservati, svolgere atti investigativi, “pilotare” le indagini. L'intervenuta sospensione cautelare dal servizio risulta, dunque, essere sopravvenienza “forte”, certamente idonea ad ostacolare/inibire la diretta realizzazione di condotte illecite “qualificate”».

Praticamente la linea della difesa, che aveva evidenziato come «il procedimento penale in corso – riassume Avenoso – ha, quale substrato, plurimi accertamenti a iosa, che si sono compendiati in una ricostruzione più che dettagliata degli assetti commerciali, economici e fiscali sui quali nulla potrebbe – neppure in ipotesi – l'indagato».
Attesa quindi per le prossime mosse del procuratore aggiunto Giuseppe Petrazzini, titolare delle indagini della stessa guardia di finanza, che si è dimostrata pronta e determinata a investigare e allontanare chi – anche se ancora solo presunto - può mettere in dubbio l'integrità del Corpo.

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