Autofocus, cappuccino al bar
in ricordo della Fiat Coupè

Una Fiat Coupè
di Ruggero Campi
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Domenica 24 Maggio 2020, 09:45
Non sono d’accordo con chi sostiene che dopo la COVID cambieremo radicalmente le nostre abitudini. Forse saremo un po’ diversi dando più importanza ad alcuni valori della vita, avremo più attenzioni ma non credo che abbandoneremo i piaceri con i quali sino ad ora abbiamo vissuto. La cronaca e anche l’editoria è ora inflazionata da una serie di riflessioni, teorie, storie, forse storielle che dal sociale approdano anche in modo spocchioso alla geopolitica assegnando alla pandemia un ruolo quasi riformatore: la pandemia condizionerà tutto. Vedremo, nel frattempo in piena Fase 2 tutti abbiamo provato immenso piacere riavvicinandoci alla nostra normalità (quella di prima) con tutte le attenzioni del caso. Per me come per tanti altri una ritrovata normalità, giorno dopo giorno sempre più intensa, è stata l’ingresso al bar, sentirmi dire buon giorno dottore, ordinare un cappuccino e gustarmelo seduto. Qualche battuta con il barista e, sia pure tra una sanificazione e l’altra, tentare di fare quello che facevo qualche mese or sono tutte le sante mattine: sfogliare i quotidiani gratis e abbozzare qualche discorso con chi compiva esattamente il mio stesso rito. Avvocato come sta? “E che ti devo dire bene, finalmente ho ripreso a correre e il lavoro procede a suon di video conference”. La COVID, alla fine, ci ha imposto una sana riorganizzazione, ove il moto a luogo è stato sostituito dalle piattaforme, dalle semplici chiamate alle video telefonate. Chissà quante sensazioni analoghe alla mia avrei potuto raccogliere all’indomani della riapertura dei bar, girovagando per l’umbria e non solo, ogni giorno sensazioni diverse perché sempre più vicine alla normalità. E il ritorno al bar Turreno ha richiamato alla mia mente i lunghi colloqui con il dr. Pascoletti quasi ogni mattina sulla storia del Perugia calcio e non solo: lui iniziava a parlare con il Messaggero aperto e poi tutti quelli di quell’orario dicevano la propria. A volte era quasi un quiz, perché alla fine si lanciava la classica domanda “ma chi era l’ala destra” oppure “e la formazione te la ricordi”? Vi assicuro che la discussione su questi temi si appropriava anche di cinque lunghissimi minuti, in realtà attimi che sia pure fuggenti ti riempivano per altrettanti attimi di un piacere impossibile da descrivere e dunque è inutile provarci. Sì impossibile perché le riflessioni o le discussioni al bar hanno tutte un sapore particolare che i più esperti definiscono cazzeggio. Mettono di buon umore. Una volta al dr. Pascoletti chiesi se si ricordava di avermi fatto salire nella sua fiammante Dino Fiat coupè all’ingresso dello stadio della Pontevecchio (lui era il Presidente) in occasione della partita di promozione con il Deruta: con una lucidità invidiabile mi snocciolò i dettagli ….anche della sua magnifica automobile. Un mostro da oltre 200 Km/h, motore due litri e quattro (derivazione Ferrari poi montato sulla Lancia Stratos), 6 cilindri a V e ben 180 cavalli, con due tubi di scarico cromati. Il rombo inconfondibile. Ecco io questa normalità non la cambio quale che sia la teoria del dopo COVID. Buona domenica, anzi buona normalità.
 
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