Federmanager Terni: «Trasporti all'idrogeno, una sfida da rilanciare»

Federmanager Terni: «Trasporti all'idrogeno, una sfida da rilanciare»
di Massimo Cresta, Piero Sechi, Augusto Magliocchetti
5 Minuti di Lettura
Giovedì 19 Novembre 2020, 08:13

Provare ad affrontare l’argomento “ idrogeno” a Terni è davvero complicato.  Se pensiamo che meno di venti anni fa nella nostra città veniva avviata una attività industriale ( Ansaldo Fuel Cell) con l’obiettivo di realizzare celle a combustibile a carbonati fusi e che dopo un decennio di studi e ricerche si era arrivati nel 2010 ad una produzione di 180 celle l’anno con una forza lavoro di circa 200 persone, c’è di che mangiarsi letteralmente le mani. La morte di questo progetto ambizioso ( con pesanti responsabilità degli attori locali ) fu, largamente, causato da una carenza di capacità di lettura del futuro. Se fosse andata avanti oggi avremmo impianti, produzioni, e skill che porrebbero Terni all’avanguardia europea del settore così come lo fu alla fine del 19 secolo ed all’inizio del ventesimo per l’idroelettrico.

Come dire ogni lasciate è persa! Riflettiamo sulla perdita di questa formidabile opportunità e vediamo se qualche spazio ancora resta per immaginare una possibile pista per Terni in questo settore.

Partiamo da cosa c’è. Un impianto di produzione di gas tecnici ( all’interno dell’AST) con una capacità produttiva per l’idrogeno di 2.400 m2 ora che per effetto della perdita del magnetico oggi lavora a non più di 800 m2 ora. Certo si tratta di un processo produttivo che usa la tecnica dello steam reforming partendo dal metano quindi ci troviamo in presenza di un idrogeno c.d.

grigio ma non ci deve scandalizzare perché fasi intermedie sono inevitabili nei prossimi 10 anni. La Comunità Europea,in un recente studio, stima il costo di questo processo in c. 1,5/1,7 € per kg contro i 2,5/5 € per Kg di quello verde. Importante sarebbe anche l’avvio di un processo di ricerca per la cattura ed il riutilizzo della CO2 generata dal processo di reforming che renderebbe un po’ meno grigio e più tendete al blu le caratteristiche del prodotto finale con minore impatto ambientale ed un costo che si aggirerebbe sui 2,5€ per kg .

Altra opportunità nasce dalla disponibilità commerciale a prezzi ormai divenuti più accessibili degli elettrolizzatori strumenti necessari per ottenere la produzione di idrogeno dall’acqua attraverso processi di elettrolisi che se abbinati all’utilizzo di energia da fonti rinnovabili consentirebbe di ottenere idrogeno verde. A questo proposito due sono le progettualità potenziali che si aprono alla realtà locale. La prima attiene al’utilizzo di parte della produzione idroelettrica e da biomasse da canalizzare nella produzione di idrogeno l’altra concerne le potenzialità che l’abbinamento elettricità da fotovoltaico, produzione idrogeno ed elettrolizzatori può attivare nel supportare l’integrazione della produzione di energia elettrica rinnovabile in quanto consente di disaccoppiare la produzione e l’utilizzo della fonte energetica in loco e nel tempo bilanciandone la domanda e l’offerta. A questo si aggiunga la presa d’atto ( vedi progetti di Enel Green Power) che stoccare in gas l’energia rinnovabile ha costi più convenienti rispetto alle batterie specie in termini ambientali.

Un ultima nota sperabilmente non solo di colore. Tra Terni e Nera Montoro esiste forse l’unica pipe line italiana a suo tempo esclusivamente dedicata al trasporto dell’idrogeno elemento questo non certo irrilevante rispetto agli obietti di creazione di stazioni di servizio per il nuovo gas.

Fin qui, seppure solo accennati, alcuni dati relativi alle potenzialità dell’offerta. Ma qualsiasi bene materiale assume un valore se ne esiste una domanda prevedibile o reale di utilizzo. Oggi questa circostanza è solo “in fieri” ma pensiamo, per esempio ad un progetto che veda il trasporto pubblico locale passare da motori a combustione a macchine alimentate ad idrogeno. Siamo molto più vicini al “ futuribile” di quanto immaginiamo. I tedeschi per esempio stanno sviluppando alleanze con alcune case automobilistiche come la Toyota per sviluppare mezzi all’idrogeno, specie commerciali ed heavy truks che richiederebbero minori investimenti dei mezzi elettrici. Concepire una distribuzione ed una catena logistica cittadina orientata al green non è poi così utopistico.

Recentemente una società americana ( l’Aecom) ha presentato un progetto di massima per l’utilizzo di treni all’idrogeno sulla linea Sansepolcro_Terni_Rieti-L’Aquila_Sulmona sostenendo che in termini di costo questa soluzione sarebbe meno onerosa della elettrificazione della linea attuale gestita con mezzi diesel. Il progetto prevede la città di Rieti come hub di produzione di idrogeno ma sia la posizione di Terni, baricentrica rispetto al polo di partenza/arrivo Ovest-Est sia una più immediata fruibilità degli impianti di produzione del nuovo propellente potrebbero indurre a qualche modifica rispetto alle iniziali strategie.

L’idrogeno potrà diventare competitivo con le fonti fossili nel giro dei prossimi cinque anni ed avrà, insieme all’elettricità da rinnovabili, un ruolo centrale nella transizione energetica, in particolare in alcuni settori industriali ma anche nel riscaldamento e nel settore della logistica distributiva. Sarà, inoltre, un pilastro del green new deal europeo e degli investimenti per la ripartenza post Covid.

Forti dell’esperienza negativa precedente facciamo tesoro di una ricetta essenziale: alziamo lo sguardo e studiamo chi sta facendo scelte migliore delle nostre, muovendoci con rapidità perché non possiamo permetterci di perdere l’ennesimo treno. Ma non basta sognare: occorrono progetti adeguati, magari partendo dal piccolo, capacità di programmazione,tempi di realizzazione certi, impegni inderogabili.

Federmanager Terni

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