Elezioni, Orvieto si "scalda". Frecciate, mea culpa e annunci nel confronto tra i cinque aspiranti sindaco

Da sinistra Giuseppe Germani, Tiziano Rosati, il giornalista Guido Barlozzetti, Matteo Panzetta, Roberta Tardani e Franco Raimondo Barbabella
di Vincenzo Carducci
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Sabato 18 Maggio 2019, 17:55 - Ultimo aggiornamento: 17:56
ORVIETO - Frecciate, punzecchiature, mea culpa e annunci come fazzoletti da legarsi al dito. E' andato via così il primo - vero - confronto tra i cinque aspiranti alla poltrona di sindaco di Orvieto organizzato al palazzo dei Sette dall'associazione "Luigi Barzini" e coordinato dal giornalista Guido Barlozzetti. Già perché nel precedente faccia a faccia aveva pesato l'assenza del primo cittadino uscente, Giuseppe Germani, che aveva disertato il dibattito in polemica con alcuni giornalisti. Sul tavolo della discussione il futuro della città, le scelte e le ricette ma anche le strategie delle forze politiche e civiche che si fronteggiano e che hanno reso un po' più frizzante la campagna elettorale fin qui invece affidata ai velenosi scambi di battute a distanza.

ROSATI PIZZICA BARBABELLA Il primo "pizzico" è arrivato da Tiziano Rosati, consigliere comunale uscente eletto nel 2014 con Sel, e oggi candidato a sindaco per "Bella Orvieto", chiamato a indicare la propria eventuale preferenza in un ipotetico ballottaggio tra il Dem Germani e l'ex socialista Franco Raimondo Barbabella. «Non pensiamo ad accordi - ha detto rigirando la questione - di certo i miei elettori non voterebbero il centrodestra. Non so se altre compagini alternative alla destra saranno così chiare». Evidente il riferimento alla coalizione delle due liste che sostengono Barbabella dove, oltre a molti volti nuovi provenienti dalla società civile, sono confluiti anche gli scontenti di Pd e Forza Italia delusi dalle scelte sulle candidature. Voti che potrebbero fare da ago da bilancia nel secondo turno nel caso di un duello Tardani-Germani. A raccogliere la "miccia" è pero il Matteo Panzetta di Casapound che non ha perso l'occasione per ricordare a Rosati il suo recente passato. «Cinque anni fa eri alleato del Pd che nei giorni scorsi hai definito uno schifo», tuona il ragazzo. I due giovani aspiranti sindaco giocano la loro partita generazionale e pur agli antipodi dal punto di vista politico si trovano a battere sugli stessi tasti quando si tratta di far tornare Orvieto attrattiva per i giovani - «lasciati soli da questa amministrazione» - sia in termini di lavoro sia dal punto di vista degli eventi e degli spazi di aggregazione. Rosati fa strabuzzare gli occhi alla platea quando individua come priorità  «la street art per rivitalizzare le aree degradate» ma "recupera" proponendo la realizzazione di un biodistretto per la valorizzazione delle produzioni locali. Panzetta, troppo vago sui temi più complessi, risulta più convincente quando bada al sodo e propone di riaprire al traffico piazza del Popolo e abbassare le tariffe dei parcheggi. 

GERMANI ATTACCA TARDANI E "AZZERA" LA GIUNTA E i grandi? Germani torna ad agitare la clava dell'uscita anticipata dal predissesto contro Roberta Tardani, vicesindaco ai tempi dell'amministrazione Concina. «Non si scordi che ha lasciato il Comune con quasi 10 milioni di euro di buco di bilancio mentre oggi la città è libera di poter investire risorse sul proprio sviluppo», affonda il primo cittadino prima di fare un annuncio spiazzante. «Se dovessi essere riconfermato la squadra di governo sarà tutta rivista», ha detto Germani che ha comunque rivendicato i risultati ottenuti dalla sua Giunta e dai suoi assessori, tutti ricandidati ad eccezione della titolare della Cultura, Alessandra Cannistrà. «Ho chiesto loro di ricandidarsi - ha poi aggiunto - perché il primo giudizio deve arrivare dagli elettori». Insomma, quasi a voler dire che in caso di vittoria potrebbe "salvare" l'incarico chi porterà a casa una buona dote di voti. 

IL MEA CULPA DI TARDANI: SERVIVA IL COMMISSARIAMENTO La questione del bilancio, seppur proveniente da lontano, "pesa" comunque anche sul recente passato politico di Roberta Tardani per la quale in ogni caso «l'austerity» voluta dall'amministrazione per far uscire il Comune anticipatamente dal predissesto è stata «pagata a caro prezzo dalla città». «Il nostro errore - ammette - è stato quello di non aver detto le cose che abbiamo trovato. Avremmo dovuto portare i libri in tribunale e alla Corte dei conti, come qualcuno ci diceva, per far pagare i responsabili e andare al commissariamento. Purtroppo le persone non hanno capito i nostri sforzi». Si è giocato invece sul ruolo di Orvieto il duello tra Barbabella e Germani. «Con la strategia delle aree interne abbiamo ridato un ruolo a Orvieto in un'area più vasta», ha rivendicato il sindaco uscente. «In questi anni abbiamo perso ogni ruolo in Umbria, non sappiamo chi siamo, non abbiamo un'identità definita e questa città ha perso di attrattività», le osservazioni dell'ex primo cittadino che è tornato a sollecitare una nuove legge elettorale regionale che dia rappresentanza anche a Orvieto «rimasta invece senza voce». La Regione, nelle ore in cui si discutevano le dimissioni della governatrice Marini, è stata a tratti il convitato di pietra del confronto soprattutto quando Tardani e Barbabella hanno puntato il dito contro le scelte in materia di rifiuti e di trasporti. «Perché si può parlare di una speculazione edilizia sull'area dell'ex scalo merci e non pensare invece a una stazione per l'alta velocità?», ha incalzato Barbabella.

VENDITA CRO, (QUASI) TUTTI CON LA FONDAZIONE Sul futuro della Cassa di risparmio di Orvieto, infine, gli ultimi sussulti. In ballo, come noto, c'è l'interesse della Fondazione Cro ad acquisire le quote di maggioranza dell'istituto di credito cittadino che ora la Banca Popolari di Bari, a fronte di un bilancio fortemente negativo, potrebbe definitivamente convincersi a mettere sul mercato. «Saremo affianco alla Fondazione per far sì che rimanga una banca del territorio», dice senza tentennamenti Roberta Tardani seguita a ruota da Panzetta e Rosati. «Bene la prospettiva della Fondazione - afferma Germani - anche se vedo un percorso accidentato visto che le Fondazioni non possono detenere la maggioranza azionaria di istituti di credito. Di certo - ha aggiunto - Bari non ha fatto un grande lavoro sul territorio in particolare sulla vicenda delle azioni vendute e svalutate. Circa 30 milioni di euro sono stati portati via da questo territorio e su questo dobbiamo batterci». «Ottanta milioni di euro», lo ha corretto Barbabella sottolineando che sulla vicenda «eravamo in pochi a parlare quando gli altri tacevano». «Bisogna però intendere su cosa significa banca di territorio - ha aggiunto - per noi è una banca che offre servizi che permettano di supportare lo sviluppo, che aiutino il territorio ad essere attrattivo per gli investitori. Sapendo benissimo che il problema del credito non si risolve con una banca di territorio». 

LE RICHIESTE DI CONFINDUSTRIA Intanto nella giornata di giovedì la sezione di Orvieto di Confindustria aveva incontrato "one to one" i candidati sindaco. «L’area orvietana – ha ricordato il presidente Lanzi - è tra quelle con maggiore sofferenza in termini di produzione di reddito e Pil. Confidiamo di percepire presto gli effetti benefici dei progetti programmati nell’ambito delle Aree Interne, ma è probabile che serviranno anche altri strumenti per riattivare circuiti economici e attirare finanziamenti. Quello che è certo è che lo sviluppo del territorio non può prescindere dai collegamenti infrastrutturali: il completamento della Complanare, la realizzazione dei Fori di Baschi e, non ultimo, lo sviluppo di una rete immateriale adeguata alle necessità delle imprese, hanno una valenza strategica e non sono più rinviabili. Uno dei temi centrali ha riguardato l’efficienza della pubblica amministrazione. «La PA – ha aggiunto Lanzi - è una leva importante per la produttività, crediamo sia rilevante su questo fronte accelerare il dialogo tra imprese e PA locali per trovare soluzioni concrete e rendere efficiente e competitivo il nostro territorio». Sul turismo, infine, Lanzi ha ricordato le principali criticità legate a soggiorni troppo brevi e poco convenienti per l’economia domestica, una presenza dell’abusivismo e la necessità di una maggiore pianificazione della promozione. «Orvieto – ha detto - è una delle cittadine umbre più attraenti e recentemente vi sono stati trend di arrivi e presenze di turisti interessanti, ma siamo convinti che vi siano notevoli margini di crescita soprattutto in termini di qualità e di redditività del settore. Per questo riteniamo sia necessario, tra gli altri interventi, un sostegno alla riqualificazione dell’ospitalità alberghiera e all’aggiornamento delle professionalità del settore». 
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