Terni, effetto elezioni sul Comune: ecco come cambiano gli equilibri

Terni, effetto elezioni sul Comune: ecco come cambiano gli equilibri
di Sergio Capotosti
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Martedì 27 Settembre 2022, 09:34 - Ultimo aggiornamento: 09:36

TERNI A meno di un anno dal voto (giugno 2023) è già testa a testa tra centrodestra e centrosinistra per la guida di Palazzo Spada. Certo, alcune variabili (preferenze, liste civiche e voto locale) vanno prese in considerazione, ma i numeri emersi dalle elezioni del 25 settembre fanno presagire un scontro all'ultimo voto per la fascia da sindaco di Terni. La vittoria scontata di quattro anni fa, insomma, è già un lontanissimo ricordo, con la variabile del Terzo polo (3.790 voti presi domenica su Terni da Azione) destinata a cambiare gli equilibri in campo. Un peso lo avrà anche l'incognita ricandidatura del sindaco Leonardo Latini rispetto al nuovo centrodestra, ora a trazione FdI che ha preso 15.168 voti, mente la Lega si è fermata a 3.346. Da prendere in considerazione anche il ritorno sopra la soglia dei 10.000 voti del Pd (6.336 nel 2018, dopo inchiesta Spada e dissesto) che dovrà però sciogliere il rebus campo largo o meno per la sfida di Palazzo Spada.
I NUMERI
Il blocco del centrodestra è rimasto sostanzialmente lo stesso, nel 2018 aveva preso 25.531 voti, con la Lega a fare da locomotiva: 14.667 preferenze, FdI 3.194 e FI 4.667. Domenica i rapporti di forza si sono ribaltati, con FdI che ora guida la coalizione, mentre perimetro del consenso è rimasto lo stesso: 23.608 voti (FdI 15.161, Lega 4.098 e FI 3.346.)
Cambiata la locomotiva va cambiato anche il macchinista? «Troppo presto per ragionare di queste cose, ancora non sappiamo chi è stato eletto con il proporzionale. Le variabili sono ancora troppe per definire lo scenario, questi discorsi si faranno più in là», è così che si smarca il coordinatore comunale di FdI Paolo Alunni Pistoli. Dribbling sul Latini bis o meno anche da parte di Francesco Maria Ferranti, presidente del consiglio comunale e da sempre mister preferenze del partito azzurro. «Rispetto al 2018 Forza Italia ha tenuto e si conferma punto di equilibrio della coalizione. Il risultato di Terni meglio di quello di Perugia, ma i dati tra elezioni locali e nazionali non sono sovrapponibili troppe la variabili in campo», dice il presidente Ferranti. E in casa Lega? La strigliata arrivata dal leader Salvini ai sindaci leghisti che non hanno lavorato abbastanza in campagna elettorale è arrivata ovviamente anche a Terni. «Sfido chiunque a dire che il dato di Terni non è in linea con il dato nazionale», dice un fedelissimo del sindaco Latini riferendosi al 8,11% preso a Terni dalla Lega, in linea con il dato nazionale: 8,86%. Anche il capogruppo del Carroccio Federico Brizi la vede così: «Un'analisi la faremo sicuramente, ma il dato ternano ricalca quello nazionale».
Se il perimetro del centrodestra è rimasto lo stesso dal 2018 ad oggi, il campo largo è cresciuto, con il Pd in questo caso a tirare, ma al momento è separato. Sommare i voti del centro sinistra (Pd 10.187 e Sinistra 1.666) con quelli del M5s (7.651) vuol dire prefigurare un testa a testa con il centrodestra che è in vantaggio di 2.000 voti: 23.608 contro i 21.603. «Ad oggi si può ripartire dal lavori fatto in consiglio comunale, poi si vedrà», è la mezza porta aperta che lascia il consigliere comunale del M5s, Luca Simonetti, alla possibilità di un ritorno al campo largo in vista delle elezioni comunali del prossimo anno a Terni. «La partita per il 2023 è tutta aperta e da giocare dobbiamo lavorare per l'unità e per allargare», è la visione del consigliere Alessandro Gentiletti che spinge per il campo largo. Al momento però l'ago della bilancia è Azione. I 4.000 voti posso servire tanto al centrodestra, per vincere senza affanni, quanto al centrosinistra per il sorpasso. «Quando sarà il momento faremo le nostre proposte, valuteremo e ci confronteremo senza ideologismi», spiega il coordinatore di Terni di Azione, il consigliere comunale Valdimiro Orsini.
La partita per il sindaco di Terni è già iniziata.
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