Chiude un'altra edicola in città
arriva l'"una tantum":
«Ma rimanere aperti è un'impresa"»»

Chiude un'altra edicola in città arriva l'"una tantum": «Ma rimanere aperti è un'impresa"»»
di Aurora Provantini
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Martedì 6 Aprile 2021, 09:41 - Ultimo aggiornamento: 4 Gennaio, 23:36

TERNI L’ultima a chiudere, proprio in questi giorni, è l’edicola di fronte alla palazzina Alterocca, a metà di Corso Tacito. Quella di viale Brin, che distribuiva i quotidiani agli operai dell’Acciaieria, aveva già abbassato le saracinesche nell’anno sciagurato della pandemia, insieme a quelle di Marmore, di piazza San Francesco e di largo dei Banderari. Arrancano, vendono, si trasformano. Luci del mattino tra la nebbia, baluardi di informazione e intellettualità, le edicole sono state definite presidio essenziale di democrazia e hanno garantito un servizio ai cittadini durante tutto il primo lockdown. Ma le vendite dei giornali sono crollate del 70 per cento e sopravvive solo chi è riuscito a trasformare il proprio chiosco in una sorta di emporio per la vendita di souvenir, di giocattoli, di biglietti della lotteria e dell’autobus. Adesso per i giornalai spunta un contributo una tantum di mille euro su iniziativa del sottosegretario Giuseppe Moles, vicepresidente dei senatori di Forza Italia: «Un’operazione che rientra in un piano più concreto di salvaguardia del settore» . «Già, perché il bonus è un primo passo verso un processo di modernizzazione delle edicole» – dichiara la senatrice umbra Fiammetta Modena (Fi). «Per arginare il fenomeno di declino– aggiunge la senatrice – l’alternativa è trasformare le edicole in luoghi dove è possibile trovare una serie di servizi, come ritirare un pacco, i soldi o un certificato». Per Manuela Nobili, con il chiosco in piazza Dalmazia da trent’anni, figlia d’arte (la mamma aprì quello tra Corso Vecchio e piazza dei Bambini negli anni Sessanta), sarebbe una buona opportunità per le nuove generazioni. «Io ormai sono vicina alla pensione e non ho voglia di fare nuovi investimenti - dichiara Manuela - ma credo che ristrutturare un chiosco e digitalizzarlo, possa rappresentare un modello di lavoro adatto ai giovani.

Fino a dieci anni fa vendevamo 120 quotidiani al giorno, adesso neanche 30. Qualcosa va cambiato e forse trasformarci in centri polifunzionali potrebbe funzionare». Per Roberto Elisei, uno di quegli edicolanti (in piazza della Repubblica) che fino a qualche anno fa apriva alle 5,30 del mattino, appendeva le locandine dei quotidiani fuori dal chiosco e si sporcava le mani di inchiostro per prepararli alla vendita, non crede che ci sarà convenienza a trasformare un’ attività come la sua in un punto anagrafe. «Quanto lo dovremo far pagare un certificato?» – si interroga. «Già molti di noi vendono altro – spiega - in merito al bonus di mille euro tutti gli edicolanti di Terni ne hanno fatto domanda anche se è stata una procedura onerosa anche dal punto di vista economico e sono solo in attesa che qualcosa arrivi». «Bisognerà vedere anche quanto ci verrà erogato – aggiunge Nobili – infatti le risorse provengono dal Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione e non si capisce se l’importo stanziato sarà sufficiente per tutti».

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