Il prete anti pusher ricorda Flavio e Gianluca: «Terni piazza di spaccio. Chi non si indigna è omertoso»

Il prete anti pusher ricorda Flavio e Gianluca: «Terni piazza di spaccio. Chi non si indigna è omertoso»
di Nicoletta Gigli
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Lunedì 15 Novembre 2021, 16:27

TERNI - “Ieri sera nel solito giro quotidiano a San Basilio ho avvicinato un ragazzo. Fingeva di aspettare il bus. Di fronte alla mia insistenza che chiedere cosa ci facesse lì da solo mi ha risposto che doveva comprare un pezzo di cocaina. Veniva da Narni ed è lì che l’avrebbe spacciata. Eppure qui c’è una comunità che fa finta di non vedere che in provincia di Terni la droga è un tumore sociale, che sta uccidendo troppi ragazzini, giovani e adulti. Chi non si indigna e non crea alternative di fronte a questa emergenza lascia spazio solo all’omertà”.

Al Polis di Cospea don Antonio Coluccia è un fiume in piena. Il prete che ogni giorno, nel quartiere romano di San Basilio, rischia la vita per salvare i ragazzi finiti nel tunnel della tossicodipendenza e nelle mani della criminalità organizzata è tornato in città per confermare la volontà di coltivare la “memoria operante perché l’addio a Flavio e Gianluca non sia stato vano”.

Con lui il procuratore, Alberto Liguori, l’assessore al welfare, Cristiano Ceccotti, don Alessandro Rossini, parroco della cattedrale e don Luca Andreani che guida la parrocchia di borgo Rivo. Al Polis una rappresentanza della Ternana Calcio, della Ternana Rugby e del Terni Rugby, la squadra che ha visto in campo Flavio Presuttari, vittima del metadone insieme all’amico del cuore, Gianluca Alonzi.

La giornata per dire “Si alla vita, no alla droga” nasce dalla volontà di due mamme coraggio di mettersi in gioco perché non accada più. “Siamo accomunate da un dolore che nessuno può immaginare - dice Silvia Jacaroni, la mamma di Flavio - vogliamo fare qualcosa per sensibilizzare questa città.

Questo non è un bel quartiere, qui dove sono morti i nostri figli è un luogo di spaccio. La vecchia giunta propose di fare qui un campo di skate ma il progetto fu bocciato dalle stesse mamme. Non siamo omertosi, riconosciamo che questa città ha bisogno di persone che si diano da fare concretamente. Uniamoci perché la solitudine uccide. Da quando sono morti i nostri ragazzi cosa è successo,? Niente, solo altri morti”.

Ai giovani si rivolge Maria, la mamma di Gianluca: “Fidatevi dei genitori, dite no alla droga e uccidetela. Non vorrei vedere nessun’altra famiglia convivere con una disgrazia come questa. I nostri ragazzi - dice Maria - avevano un cassetto pieno di sogni, distrutto in una sera in cui non sapevano a cosa andavano incontro. Per noi solo un dolore incredibile, con metà cuore in cielo e metà in terra e una sofferenza che ce la porteremo dentro fino all’eternità”.

Il procuratore, Alberto Liguori, che in questi mesi si è indignato per il disinteresse seguito alla tragedia che ha spezzato per sempre i sogni dei due giovanissimi amici, parla ai ragazzi e alle famiglie che affollano la sala dove Silvia e Maria scendono in campo per gridare no alla droga: “La pandemia ci ha reso tutti uguali e ci fa tornare alla politica dell’ascolto. Anche io ho avuto il covid - dice Liguori - e ho affrontato la malattia con dignità. Il 25 novembre sarà un anno dal contagio, un anno che per me è stato un dono, che mi spinge a svegliarmi ogni mattina ringraziando per il dono della vita. Non riesco a capire come si possa bruciare questo dono con quello che è un piacere che dura al massimo un’ora e che può uccidere”.

Liguori, accanto a queste due mamme senza più lacrime, che vogliono impegnarsi per far si che certe tragedie non accadano più, indossa i panni dell’uomo comune, del padre di famiglia.  Costretto a coordinare le indagini sulla morte di Flavio, 16 anni, e Gianluca, 15enne, stroncati dal metadone, non riesce a non commuoversi: “Flavio e Gianluca li ho conosciuti troppo tardi - dice - se sono morti la colpa è anche mia”.

Liguori ricorda le indagini che hanno portato in cella decine di spacciatori, i criminali che, sulla rotta che lega il quartiere di San Basilio a Terni, scelgono la città dove la richiesta di stupefacenti assume contorni allarmanti. Ricorda che dopo Flavio e Gianluca è arrivato l’addio a Maria Chiara, “uccisa dalla droga comprata nella capitale consumata con altre sostanze il giorno del suo 18esimo compleanno”. E di quel “ragazzo finito in overdose durante un festino che, nel cuore del centro di Terni, è stato buttato in strada come un rifiuto. Se l’ha raccontata è perché l’ha salvato un netturbino. Flavio e Gianluca invece - dice Liguori - quella sera erano soli e purtroppo molto meno fortunati”.

Don Coluccia fa capire che la sua attenzione per la città non è episodica: “Lo stato della noia crea un’emergenza sociale che impone di passare dai convegni a qualcosa di concreto che dia una speranza organizzata a questi ragazzi. A partire dallo sport sociale aperto a tutti”. L’assessore Ceccotti assicura che si sta “creando una rete che lavorerà concretamente per creare le alternative all’emergenza droga”.

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