Carissimi (Lega): «Gestione dei rifiuti in Umbria, tre gli scenari. Serve un sindaco che accetti il termovalorizzatore»

Carissimi (Lega): «Gestione dei rifiuti in Umbria, tre gli scenari. Serve un sindaco che accetti il termovalorizzatore»
di Daniele Carissimi
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Martedì 28 Dicembre 2021, 23:00 - Ultimo aggiornamento: 23:01

Riceviamo e pubblichiamo l'intervento del consigliere regionale della Lega Daniele Carissimi sulla gestione dei rifiuti

Se non ci fosse la politica sarebbe facile scrivere il Piano Regionale dei Rifiuti.
Basterebbe infatti scegliere l’opzione che offre maggiori garanzie e rispettare la gerarchia dei rifiuti stabilita dall’UE che prevede in stretto ordine gerarchico: prevenzione, riciclo, recupero di materia, recupero energetico, smaltimento in discarica.

Tale ordine astratto, nella pratica si deve tradurre subito in scelte che risultano in parte scontate: occorre invero senz’altro aumentare le percentuali di raccolta differenziata recuperando alcuni  ritardi locali e migliorarne la qualità (fino a raggiungere livelli medi superiori al 75%); occorre aprire immediatamente impianti di riciclo e recupero di materia di alta qualità(compresa la valorizzazione del rifiuto indifferenziato); serve attivare centri di riuso organizzati su base imprenditoriale e chiudere il cerchio del recupero della materia non altrimenti recuperabile con la valorizzazione energetica dei rifiuti. Sembra semplice.

La gestione dei rifiuti non può infatti prescindere dalla termovalorizzazione in quanto una parte di scarto non ulteriormente recuperabile gli impianti di riciclo e recupero di materia lo producono e continueranno a produrlo anche con il ricorso alla massima avanguardia tecnologica. Le migliori tecniche disponibili, unite alle soglie normative previste dalla legge e dalle autorizzazioni, tutelano totalmente l’ambiente da emissioni nocive, oltre al fatto che il funzionamento di tali impianti consente ai cittadini di risparmiare pagando meno TARI e permette ai Comuni di ottenere dai Gestori provvidenze economiche utili ai bilanci. 
Il classico esempio di strategia win-win, dove vincono tutti.

Le soluzioni sono evidenti. Occorre scegliere.

Quale strada imboccare per gestire il rifiuto non recuperabile e chiudere il ciclo in Umbria? Diversi sono praticabili. Le opzioni devono garantire tutte il rispetto dei conferimenti in discarica entro il 10% dei rifiuti prodotti al 2035. Ogni scenario però inevitabilmente prevede una quota di termovalorizzazione come chiusura del ciclo, ma in termini e numeri diversi. Dei tre scenari rappresentati dal Comitato Tecnico Scientifico incaricato della redazione del Piano Regionale Gestione Rifiuti, il primo prevede un nuovo termovalorizzatore unico regionale con una capacità minima di  120.000 t/a, raccolta differenziata al 75% ed esclude i pretrattamenti con gli impianti meccanici-biologici; il secondo scenario con raccolta al 75%, prevede una  selezione dell’indifferenziato per estrarne quel poco altro che è recuperabile e per poi trasformare il restante in un altro rifiuto (CSS-rifiuto ) che può essere bruciato ma la cui quantità non giustifica un impianto dedicato (in Umbria sarebbe in grado di farlo quindi solo quello di Terni qualora ne fosse modificata l’autorizzazione da rifiuti speciali a urbani); il terzo scenario prevede una raccolta differenziata spinta al massimo (oltre l’80%) selezione dell’indifferenziato per estrarne il poco altro che è recuperabile e per trasformarlo in una materia (CSS-combustibile) attraverso trattamenti più spinti possibili che poi, una volta divenuto “prodotto comnbustibile” potrà liberamente oltrepassare i confini regionali (sarebbe una merce come le altre) con la caratteristica di poter essere impiegato per sostituire i combustibili tradizionali utilizzati in cementifici o centrali termoelettriche.

Ogni scenario si fa apprezzare/criticare per alcuni vantaggi/svantaggi.
La termovalorizzazione con un nuovo impianto dedicato (primo scenario), costruito con le nuove tecnologie, privo di impatto ambientale (meglio se fosse anche esteticamente attraente) e situato in posizione baricentrica regionale (per ottimizzare i costi di trasporto), porta con sè il vantaggio di superare finalmente la dipendenza dalle discariche, abbatterebbe i costi dei pretrattamenti e della raccolta differenziata, ridurrebbe conseguentemente le tariffe che i cittadini pagano e consentirebbe l’autosufficienza energetica propria oltre che la produzione di energia da esternalizzare e/o teleriscaldamento, avendo l’unico svantaggio di subire preconcetti culturali e le lungaggini di un procedimento sicuramente non agevole in termini di localizzazione, autorizzazione e opposizione ideologica della comunità locale.

Investire nella produzione di CSS-combustibile (terzo scenario) è uno scenario altrettanto valido in quanto soluzione veloce ma sicuramente più costosa in termini di raccolta differenziata (da estremizzare in termini di quantità e qualità) e gestione impiantistica, meno salubre in termini di emissioni di CO2 e frequenza trasporti e più incerta in quanto poi il prodotto andrà venduto esponendosi ai rischi del mercato.

Il secondo scenario convince meno degli altri in quanto non rappresenta né una lungimirante scelta politica né un’efficace soluzione annacquandosi nella mediocrità.

Dovendo scegliere sembra preferibile puntare sul cambiamento virando convintamente sul la scelta di un nuovo termovalorizzatore unico su base regionale. Per fare questo serve un Sindaco convinto che candidi il suo territorio ad ospitare l’impianto che chiuda il ciclo della gestione dei rifiuti umbri e trasferisca tante utilità alla comunità locale e regionale. 

Le ricadute politiche di tale coraggiosa scelta potrebbero sembrare negative solo se si desse troppa importanza a quella rumorosa ma minoritaria frangia che non vuole aggiornarsi sui benefici che sviluppano tali impianti e sull’assenza dei rischi che tali attività non sono più in grado di generare né sulla salute né sull’ambiente ce lo dicono i dati dei controllori pubblici che lo hanno certificato oramai da molti anni.

Tale opzione e gli spiegati benefici dovranno ovviamente essere adeguatamente comunicati e spiegati alla cittadinanza che probabilmente premierà la scelta solo quando ne avrà compresa la sostenibilità e utilità e quando l’impianto arriverà a regime e dischiuderà agli occhi e alle tasche dei cittadini tutti gli innumerevoli vantaggi che garantisce.

Solo questa prospettiva sarà in grado di giustificare quei provvedimenti inevitabili di aumento di volumetria che costringeranno all’uso ulteriore delle discariche fino al varo dell’impianto di termovalorizzazione. Costo che rimane tecnicamente e politicamente sostenibile nel presente solo in funzione di un benefico futuro ma certo in cui la discarica non esisterà praticamente più. Altrimenti sarà inevitabile arrendersi al fallimento e all’inettitudine della politica.
A fronte di ciò quindi la variabile tempo assume un ruolo fondamentale in quanto può fungere da volano e moltiplicatore di opportunità oppure – nel verso opposto - da ghigliottina. Occorre fare bene e fare presto per dimostrare le nostre capacità e per non ritenere persa l’occasione e tradita la responsabilità che è riconosciuta a questa Giunta Regionale.

3. Fine

Consigliere regionale

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