Cucinelli sfogo: questo arancione
non appartiene al nostro stile

Cucinelli sfogo: questo arancione non appartiene al nostro stile
di Italo Carmignani
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Domenica 1 Giugno 2014, 19:26 - Ultimo aggiornamento: 19:27
Agli uomini di successo piace dare consigli. Soprattutto sul motivo per cui sono arrivati lass. E come certi attentissimi al pelo quanto all’uovo, sicuri di muoversi nel loro terreno, Brunello Cucinelli, signore del filo di lana, smessi i panni beati e francescani, l'altra sera s’ infilato la casacca borchiata della panzer division. Obiettivo, la concessione a realizzare un capannone arancio germanico simpatico come l’orticaria a due passi dal suo borgo solomeico tutto incanto di pietra e perfezione antico Cartier. A parte l’astrusa combinazione urbana che ricorda la grazia periferica di Hannover Untergarten nebbia compresa, dall’occasione polemica del Brunello infuriato è fiorita una più profonda riflessione sulla beatitudine umbra: quando vengono da queste parti cinesi o russi trovano più fascinosi, appetibili o semplicemente belli i nostri prodotti se immersi in campagne morbide, casolari restaurati o capannoni dalle movenze ecologico-ambientali. Un esempio non cucinellesco? Nonostante i paletti spinati del sindacato, la Nestlè continua produrre Baci Perugina da queste parti per vantarsi di farlo in campagna, calibrando piacere e gusto alle fattezze dello stabilimento. Inutile quindi mischiare nelle zone industriali i crauti con sbuffi di meringa, inutile umiliare tradizioni, materiali e virtù uniche al mondo. In un passato poco glorioso abbiamo costruito zone industriali di bandoni e d’insana fattezza. Si dicevano utili ai miracoli multinazionali, ora sono semideserte e lasciate ai loro inventori, i coyotes. Certo, Cucinelli è un geniale legosego, ma le sue intuizioni hanno vantaggi mondiali per tutti. Quindi ha ragione: l’occhio vuole la sua parte. E non è la trave.
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