Covid-crisi, in sei mesi persi 81 milioni di reddito

Covid-crisi, in sei mesi persi 81 milioni di reddito
di Fabio Nucci
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Mercoledì 5 Agosto 2020, 07:34 - Ultimo aggiornamento: 07:36

PERUGIA Oltre 27mila lavoratori fermi e un costo in termini di reddito perso di oltre 80 milioni di euro. Il prezzo pagato dalle famiglie umbre alle prese con problemi occupazionali a causa del lockdown e la covid-crisi è elevato in termini di ore lavorate e di soldi persi. Lo ribadisce l’associazione Lavoro e welfare nel report sulla Cassa integrazione elaborato per l’Umbria dal Centro studi mercato del lavoro e contrattazione che indica in oltre 28 milioni le ore concesse al 30 giugno. «Nel mese di giugno in Umbria – spiega Cesare Damiano, presidente di Lavoro & welfare – si superano le ore concesse da sempre, con un numero di ore più alto del livello raggiunto nel 2012».
Il dato comprende, come accade dal mese di maggio, anche le ore derivanti dall’assegno ordinario dei Fondi di solidarietà (Fis) e il raffronto col 2019 comprende tale ammortizzatore sociale. La situazione tra gennaio e giugno 2020 evidenzia un totale di ore di 28.080.051, 6,609 milioni riferite all’assegno Fis per il quale lo scorso anno erano state autorizzate 62.255 ore. «Dopo un anno di leggera crescita delle ore di Cig – aggiunge l’ex ministro – è arrivato un 2020 iniziato già con un peggioramento che si è poi accentuato da maggio, mese nel quale la situazione occupazionale e produttiva è esplosa in conseguenza del Covid-19». Le conseguenze in termini lavorativi e reddituali sono state pesanti come testimoniano le elaborazioni di Lavoro & Welfare secondo i cui dati, in sei mesi – considerando le ore totali di Cig equivalenti a posti di lavoro con addetti a zero ora, per 27mila persone si è determinata “un’assenza completa di attività produttiva”. Di questi, 14mila in cassa ordinaria, 6.300 nei Fis, 5.500 in cassa in deroga e oltre 1.100 in cassa straordinaria. “In base alle ore di Cig totali – si legge nel report – sono state perse 3.510.006 giornate lavorative”. Un fenomeno che si è riflesso sui bilanci domestici che si sono visti alleggerito, per effetto della minor consistenza degli ammortizzatori sociali rispetto allo stipendio abituale, di oltre 81 milioni di euro, al netto dell’imposizione fiscale. «Ogni singolo lavoratore che è stato in Cig a zero ore – precisa Cesare Damiano – per tutto il periodo ha perso oltre 3mila euro al netto delle tasse».
La crisi ha anche il volto delle aziende che nel primo semestre hanno fatto ricorso a nuovi decreti di Cassa integrazione straordinaria: in totale sono 23 con un aumento del 91% rispetto al 2019. Sono invece 248 i siti aziendali in Cigs coinvolti sul territorio regionale. Sono cresciuti anche i ricorsi per “crisi aziendali” per i quali sono stati emessi 9 decreti (+200%) e per amministrazione straordinaria con prosecuzione d’impresa, 5 decreti. Si sono invece ridotti, anche perché temporaneamente sospesi, i contratti di solidarietà a fine giugno pari a 5, due per Covid-19, altrettanti per riorganizzazione. Nel confronto tra le due province, Perugia prevale nelle richieste di Cassa integrazione ordinaria (+1760%), Terni per quella in deroga, le cui ore autorizzate sono passate da 1.032 (considerando l’interno 2019) a 1.258.220.

Considerando Cig e Fondi di solidarietà, a livello regionale c’è stata una crescita dell’800%.

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