Covid e zona rossa, da oggi 80mila studenti a casa. Per l’Infanzia è la prima volta. I genitori avranno i permessi?

Lezione in Dad al liceo Alessi di Perugia
di Remo Gasperini
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Lunedì 8 Febbraio 2021, 09:30 - Ultimo aggiornamento: 09:33

PERUGIA - La chiusura totale delle scuole di tutti i gradi della provincia di Perugia vuol dire che da oggi ci sono 4.360 classi chiuse con quasi 80mila studenti a casa. Per 12.700 bambini delle scuole d’Infanzia è il primo stop dall’inizio dell’anno che finora li aveva visti sempre in classe per 110 giorni su 110 mentre ormai è un’abitudine stare a casa per i ragazzi delle Superiori (quasi 30mila in provincia di Perugia) che avevano appena riassaporato qualche giorno di presenza. Lo stop deciso dalla Tesei anche dell’Infanzia, dove i bambini non portano mascherine e le maestre hanno corso più rischi dei colleghi delle scuole degli altri gradi, è andata nel senso delle aspettative dei sindacati che ne avevano chiesta la chiusura con un comunicato congiunto. Ma non tutte le problematiche relative alla sicurezza dei lavoratori sembrano essere archiviate. Parlando di rischio contagio e di ordinanze già emesse dai sindaci fino al 13, la Cisl scuola dopo quest’ultima disposizione firmata ieri dalla Tesei, aveva posto sul tavolo la questione di possibili conflitti sulle attività di laboratorio e la presenza dei ragazzi Bes in alcuni comuni vietate e in altre consentite. Che fare? La risposta è arrivata dalla Regione all’Usr, quindi alle scuole, e a tutte le amministrazioni interessate: «Le ordinanze sindacali già emanate che abbiano a oggetto limitazioni ulteriori continuano a produrre effetti fino alla data di scadenza, fatta salva la revoca delle stesse». Anche sul fronte laboratori e Bes la circolare ammette la possibilità dei sindaci di disporre limitazioni ulteriori, ivi inclusa la valutazione relativa allo svolgimento delle attività laboratoriali in presenza nelle scuole secondarie di secondo grado la cui autonomia organizzativa permane in capo alle singole dirigenze scolastiche». Da dire che la Cisl chiede sul tema una soluzione radicale: «Vista la drammaticità della situazione pandemica nella nostra regione, si ritiene che si debba comunque, almeno fino al 21 febbraio, disporre anche la sospensione delle attività di laboratorio in presenza e quelle rivolte ai ragazzi Bes». Ma c’è un altro caso, chiarito dalla Regione, che riguarda gli studenti che dalla zona rossa vanno a scuola in una gialla: possono andare. Il Dpcm del 14 gennaio consente gli spostamenti strettamente necessari ad assicurare lo svolgimento della didattica in presenza nei limiti in cui la stessa è consentita. Il fatto è che diversi studenti di Città di Castello, iscritti al liceo scientifico “Città di Piero” di Sansepolcro non saranno accettati in presenza. Scrive sulla home del sito della scuola il preside Claudio Tomoli: «Da domani 8 febbraio, tutti gli studenti residenti in Umbria dovranno seguire le lezioni a distanza a causa della situazione Covid nella provincia di Perugia».

Detto che la chiusura di tutte le scuole ripropone anche il problema della gestione del personale Ata, sul fronte del lavoro il Nursind (sindacato professioni infermieristiche) con il coordinatore regionale Marco Erozzardi informa: «I genitori di bambini inibiti alla frequentazione delle scuole non possono nemmeno usufruire di congedi e aspettative straordinarie per la sospensione delle attività didattiche, come previsto dai DPCM nelle norme a sostegno della genitorialità in caso di zona rossa.

Urge dunque sanare il vuoto amministrativo/legislativo che sta mettendo in seria difficoltà la gestione dei minori da parte dei genitori che ancora partecipano attivamente alle attività produttive». Come dire: non bastassero le varianti il Covdi-19 si conferma vero flagello sociale.

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