Angela e il vaccino a 98 anni: «Ho lavorato l’acciaio, non ho paura»

Angela e il vaccino a 98 anni: «Ho lavorato l’acciaio, non ho paura»
di Francesca Tomassini
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Venerdì 8 Gennaio 2021, 09:48 - Ultimo aggiornamento: 18:46

ACQUASPARTA E’ partita ieri la campagna vaccinale nelle Rsa della Provincia di Terni. Primo della lista il Grande Albergo Amerino ad Acquasparta. «E’ un grande giorno - ha spiegato la direttrice e presidente della cooperativa Welfare che gestisce la struttura, Luciana Citarei- siamo emozionati e felici. Nella nostra struttura ospitiamo 68 anziani. Durante la prima ondata abbiamo avuto due ospiti positivi che sono stati ospedalizzati e tre operatori. Fortunatamente ora stanno tutti bene e sono rientrati qui “a casa” come diciamo noi. Facciamo tamponi ogni settimana, a tutti, ed è ormai diverso tempo che siamo Covid free ma il vaccino ci da sicurezza». 

Contrariamente a quanto avviene per il personale sanitario che per sottoporsi al vaccino si reca presso i poliambulatori dell’ospedale di Terni, nel caso delle Rsa è il team vaccinale a raggiungere le varie strutture dislocate sul territorio. Così, intorno alle 10,30 un medico Usca, due infermiere e una oss hanno suonato al cancello dell’Albergo Amerino con il prezioso carico. «Le dosi -ha spiegato il medico dell’Usca dottoressa Elisa Giocondi- sono state trasportate in una borsa termica speciale, abbiamo con noi anche un apparecchio in grado di monitorare la temperatura all’interno. Da ogni flacone prepareremo sei dosi che verranno somministrate in rapida successione. In questo caso, visto che gli ospiti vivono all’interno della struttura potremo procedere un pò più speditamente continuando allo stesso tempo a monitorarli per il tempo necessario». Quindici minuti nel caso di soggetti senza allergie, trenta nell’altro. 

Il processo di preparazione è laborioso. Bisogna diluire il contenuto del flacone, agitarlo un esatto numero di volte (dieci ndr), lentamente, e poi riempire le siringhe.

Dei sessantotto ospiti solo due hanno rifiutato di tentare la strada dell’immunità. La prima a sottoporsi al vaccino è Angela, 98 anni, anzi come precisa lei “99 finiti il prossimo aprile”, che si appresta ad entrare nella sala allestita per l’occasione con la calma e la sicurezza di chi nella vita le ha viste davvero tutte. Arriva con il deambulatore Angela, accompagnata da un’infermiera, ma gli occhi e lo spirito sono quelli di una ragazzina. Chiacchiera, sorride e scalpita sotto la mascherina che nella foga del parlare non sta mai al suo posto e la costringe a risistemarla ogni poco. A lei, che ha vissuto una guerra e scampato almeno un paio di pseudo pandemie, il virus non fa paura, dice, ma non le fa piacere neanche parlarne. Vuole raccontare di sè, di quando era giovane, delle tante persone che ha incontrato, delle tante vite che, per necessità, ha vissuto. «Io sono nata a Viterbo- racconta- l’8 aprile 1922. Nel ‘29 a causa di una tremenda gelata che ha distrutto i nostri uliveti, con la famiglia siamo venuti a Terni. Mio padre ha lavorato alle acciaierie, alla fabbrica d’armi. Poi purtroppo è morto in un incidente. Io lavoro ai ferri e all’uncinetto-dice mostrando il cardigan che indossa- una volta feci un paltò che è stato esposto per un mese in via Nazionale. Poi nel dopoguerra ho lavorato alle acciaierie, arrotavo i dischi che servivano a tagliare l’acciaio”.Si alza e si accomoda nella sala accanto per il monitoraggio, ha dimenticato la sua giacchetta sulla poltroncina e la chiede con insistenza «Non posso prender freddo- chiude strizzando l’occhio - che sono soggetta al raffreddore». E mentre parla il vaccino è fatto. 

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