Uccide la madre a pugni, sentenza durante il Covid: quattro anni di carcere

Il magistrato e gli investigatori
di Giovanni Camirri
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Domenica 6 Settembre 2020, 07:34 - Ultimo aggiornamento: 09:07

Condannato, a poco più di tre anni dai fatti, per omicidio preterintenzionale nei confronti dell’anziana madre. E’ il succo della sentenza pronunciata dal Tribunale di Spoleto nei confronti di un folignate, oggi 55enne, che intorno alla metà di maggio 2017, venne trovato in stato confusionale mentre nella casa di famiglia venne individuato il corpo della madre, all’epoca 77enne, ormai morta. Il fatto avvenne nella zona di Fiamenga, frazione alle porte di Foligno e venne scoperto, in quella terribile giornata all’interno dell’abitazione che madre e figlio condividevano. I due, stando a quanto venne appurato in quel periodo avevano frequenti liti e nel contesto di un pesante alterco è maturata la tragedia. La donna venne ritrovata in uno degli ambienti dell’immobile sotto un letto senza materasso. A dare l’allarme fu lo stesso figlio che si recò in una vicina abitazione raccontando l’ormai avvenuto decesso della mamma. Morte che potrebbe risalire anche ad alcuni giorni or sono. Sui fatti indagarono i carabinieri sotto il coordinamento della Procura di Spoleto con il pubblico ministero Michela Petrini Titolare del fascicolo che intervenne sul posto insieme al procuratore capo della Procura di Spoleto Sandro Cannevale. Il della 77enne trovato in stato di choc venne accompagnato nel vicino ospedale “San Giovanni Battista” per gli accertamenti e le cure del caso. Poco dopo la scoperta della tragedia a carico del figlio della donna venne ipotizzato il reato di omicidio preterintenzionale e sul punto fu aperto un fascicolo. Per chiarire la causa della morte della 77enne venne disposta l’autopsia eseguita dai medici legali Mauro Bacci e Laura Paglicci Reattelli. La Procura di Spoleto emise, in vista dell’autopsia, anche sei avvisi tecnici come prevede la procedura in casi del genere: due erano indirizzati alle sorelle della deceduta, una alla sorella dell’indagato e figlia della 77enne, due ai nipoti ed uno allo stesso indagato.

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LA SENTENZA
Nelle scorse settimane è stata pronunciata la sentenza, nella causa di primo grado definita con giudizio abbreviato, contro il 55enne (difeso dal legale di fiducia Manola Antinori Petrini) imputato di omicidio preterintenzionale perché all’interno dell’abitazione “con atti diretti a percuotere e ledere la propria madre consistenti nel colpirla con violenza in più parti del corpo, nel graffiarla, nel morderla, nello strattonarla e farla cadere a terra, ne cagionava la morte per “scompenso cardio-respiratorio insorto sulla base dello stato anteriore patologico e anche dell’età avanzata, a causa della violenza colluttazione e della condizione di stress ad essa correlato” con l’aggravante di aver commesso il fatto nei confronti dell’ascendente”. La figlia della vittima, e sorella dell’imputato, assistita difesa dall’avvocato Guido Bacino, s’è costituita parte civile. Il pm aveva chiesto la condanna dell’imputato alla pena di 4 anni di reclusione, la parte civile aveva depositato conclusioni scritte mentre il difensore aveva chiesto l’assoluzione per incapacità di intendere e di volere dell’imputato, in via subordinata la riqualificazione del fatto nel reato previsto dall’articolo 586 del codice penale e cioè “morte o lesioni come conseguenza di altro reato”. Nella sentenza il giudice Paolo Mariotti ha dichiarato l’imputato “colpevole del fatto a lui ascritto, riconosciute le circostanze attenuanti generiche e il vizio parziale di mente, ritenute prevalenti rispetto alla contestata aggravante, applica la diminuente per il rito, per l’effetto lo condanna alla pena di 4 anni di reclusione” e gli applica “per anni 3 la misura di sicurezza della libertà vigila con la prescrizione di dimorare in una struttura ritenuta idonea”. Una storia di dolore, questa, che ha segnato una intera comunità. Madre e figlio vivevano dovendo fare i conti con diverse difficoltà. E questo contesto potrebbe aver contribuito a complicare i loro rapporti.
giovanni.camirri@ilmessaggero.it

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