Scuola, orto e yoga per battere le barriere della Dad

Scuola, orto e yoga per battere le barriere della Dad
di Remo Gasperini
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Venerdì 12 Febbraio 2021, 11:30

PERUGIA - Da pochi giorni bambini e docenti dell’Infanzia e delle Primarie sono tornati a distanza; e non è bello. Ma con alle spalle l’esperienza dello scorso anno il distacco, pur improvviso, non li ha trovati impreparati. Emanuela Gherardini, Grazia Bani e Raffaela Del Bene sono tre docenti della Direzione Didattica S.Filippo di Città di Castello, diretta da Massimo Belardinelli, e per loro “portare la scuola a casa” non è uno slogan ma un’azione concreta. Che è ripresa sulle tracce di quanto fatto l’anno scorso anche come guida della task force che si è gemellata, per aiutarle, con una ventina di altre scuole.
LA RIPARTENZA

«L’anno scorso in venti giorni ci siamo mobilitati e con l’aiuto di tutti abbiamo fornito gli strumenti, istruito le famiglie, organizzato la didattica a distanza e – ricordano le maestre - iniziato un’attività di routine cui hanno potuto partecipare tutti i nostri alunni. E’ stato un bell’impegno ma quando quest’anno c’è stata la chiusura improvvisa ha funzionato subito tutto perché pure i genitori erano preparati».
Dunque subito lezioni in Dad alla S.Filippo, scuola polo di Avanguardie Educative, con i bambini collegati, puntuali e vestiti di tutto punto con il grembiulino come si tiene a scuola. Anche quelli dell’Infanzia.
L’ALBERO DELLE EMOZIONI

«Già l’anno scorso abbiamo chiesto a tutti di realizzare lo stesso albero, l’albero delle emozioni con emoticon al posto dei frutti - ricorda la maestra Emanuela -, che è diventato lo sfondo della classe perché ce l’avevano tutti dietro le spalle e ce l’avevo anch’io. Dalla scelta fatta dai bimbi sulla faccina che meglio rappresentava il loro stato d’animo si inizia l’approfondimento. E così sono venuti fuori discorsi interessanti, storie, giochi didattici».
E qui comincia l’interdisciplinarità…
«Abbiamo coinvolto l’insegnante di musica, e anche quella di yoga - aggiunge - che ha guidato i bambini a fare movimenti, attività di respirazione, animazioni proprio per affrontare le emozioni più difficili da gestire come la rabbia, la tristezza. E ancora, seguendo il nostro principio che nella scuola sono tutti educatori, abbiamo coinvolto anche il personale Ata e pure la cuoca con attività di cucina che in certi appuntamenti pomeridiani, con le mamme rientrate dal lavoro, ha insegnato a fare la pizza, il dolce».
L’ORTO

E a casa dei bambini hanno portato anche l’orto...
«Un piccolo orto fatto con il fondo di una bottiglia e un po' di cotone dove fare crescere le lenticchie curandole, e sottolineo curandole, ogni giorno innaffiandole, facendole crescere e infine trapiantandole» aggiunge la maestra Raffaela che insegna alle elementari e pure lei inizia la mattina usando le faccine del “Meteo umore”. «La cura è il nostro filo conduttore – riprende -. Cura delle cose, di se stessi, degli altri. Soprattutto l’anno scorso quando sono stati a lungo a casa i bambini si sentivano un po’ disorientati e aver cura di se stessi e degli altri è stato importantissimo. Aggiungo: le “cura” è stato ed è il filo conduttore anche tra le insegnanti che hanno imparato ad aiutarsi».
IL TANDEM

E l’esempio pratico lo illustra la maestra Grazia: «Ci siamo organizzati con due docenti collegati ogni mattina in contemporanea e questo ci permette di supportarci a vicenda e chi ha più esperienza la mette a disposizione dell’altra. E anche i ragazzi vengono seguiti e seguono meglio perché una tiene il filo, l’altra completa condividendo materiale didattico come cartine, grafici, filmati favorendo anche la interazione mediante le lavagne virtuali sulle quali i ragazzi fanno esercizio in diretta. Stamattina, faccio un esempio, un bambino ha continuato a lavorare sulle “lunghezze” anche durante la ricreazione, mentre faceva merenda, perché si divertiva. Dimostrazione che tutti sono coinvolti e la mattinata scorre veloce».
Dunque la nuova generazione di maestre al tempo del Covid, nuove nel senso didattico non anagrafico, è aperta ed entusiasta e non per gioco si “diverte” anche a prestare la cattedra ai piccoli alunni che facendo i “maestri per un giorno” s’impegnano, studiano e apprendono nell’ormai consueto gioco della parti.

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