Covid Terni, maestra ancora positiva salva la classe

Covid Terni, maestra ancora positiva salva la classe
di Nicoletta Gigli
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Mercoledì 18 Novembre 2020, 09:38 - Ultimo aggiornamento: 12:10

Se avesse seguito le indicazioni del protocollo sarebbe tornata in classe, tra i suoi alunni, e probabilmente li avrebbe contagiati. Per fortuna lei non si è fidata, anche perché non si sentiva ancora in perfetta forma, ed ha deciso di andare a fare un tampone in un laboratorio privato. E' un racconto che fa riflettere quello della giovane maestra, che dai primi di ottobre combatte contro un virus che pare non avere intenzione di mollarla.

«Una settimana fa ero stata liberata dalla quarantena senza tampone di controllo perché il protocollo, così mi hanno precisato, prevede che un positivo, dopo 21 giorni di quarantena, può essere ritenuto automaticamente guarito. Visto che in un mese e mezzo di reclusione ho maturato una certa diffidenza nelle istituzioni, ho pensato bene di fare privatamente il tampone, che è costato 92 euro.

E che ovviamente ho pagato di tasca mia, ma non mi sentivo ancora bene e non avrei mai fatto l'errore di tornare a scuola senza avere la garanzia che il virus non c'era più».

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Carica virale

L'insegnante non stava nella pelle, aspettava da giorni il momento di tornare in classe. Ieri sarei dovuta rientrare tra i miei adorati alunni e alla mia quotidianità, a quella normalità che da 50 giorni non vivo più. Peccato che il laboratorio mi ha contattato e mi ha riferito che il tampone è risultato ancora positivo. Hanno precisato che la carica virale è bassa, ma ancora contagiosa. Sono stata definita un caso fuori dal protocollo e invece penso che sia proprio il protocollo ad avere qualche limite. Io sono solo una delle tante persone uscite dalla quarantena senza tampone e non c'è stata una sola persone che mi abbia consigliato di approfondire il perché di quel malessere e di quella temperatura che spesso saliva a 37. La maestra continua a combattere col virus, che ha sicuramente contratto a scuola dove si erano registrati molti casi di positività, dai primi di ottobre. Il suo calvario inizia già con il primo tampone. Dopo averlo fatto, l'insegnante ha dovuto combattere con un'altra sorpresa mentre aspettava con ansia quei risultati che non arrivavano mai: «Sembrava sparito nel nulla e ci sono voluti quattro giorni prima di poter leggere l'esito dell'esame».

Da ieri per la maestra sono iniziate altre due settimane di reclusione. «E' il giusto prezzo da pagare se sono riuscita a risparmiare bambini e colleghi - dice. Ora mi chiedo se qualcuno deciderà di farmi un tampone prima che io possa tornare in classe». Il suo è un appello accorato a chi si trova di fronte ad un bivio: rispettare il protocollo senza accertare la tanto desiderata negatività oppure agire con coscienza pagando un tampone in un laboratorio privato. «Vi chiedo di non essere leggeri - dice - perché il rischio è davvero troppo elevato».

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