Covid preso sul luogo di lavoro, record di denunce

Covid preso sul luogo di lavoro, record di denunce
di Selenio Canestrelli
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Mercoledì 30 Giugno 2021, 09:30

PERUGIA -  L’ultimo colpo di coda del Covid-19, almeno si spera, lascia un segno negativo in Umbria, con il mese di maggio che registra un incremento de 4% dei casi riguardo alle denunce all’Inail rispetto al mese precedente e posiziona Terni tra le province italiane con l’incremento maggiore di segnalazioni all’Istituto nazionale infortuni. In un anno e mezzo i casi di denunce all’Inail sono arrivati a quota 1346 con le donne maggiormente coinvolte (866 contro 480 uomini), mentre sei sono stati i casi di decesso riconosciuti come infortuni sul lavoro. Ma nell’ultimo rapporto Inail, che prende in considerazione il periodo gennaio 2020-maggio 2021, emerge anche il dato complessivo rispetto al dato nazionale che è del 2% in più di denunce sul luogo di lavoro, con 6 su 10 che coinvolgono il settore sanità e, a sorpresa, il 2,6% per cento per quello che riguarda il commercio e gli addetti alle vendite. In base ai dati Inail, rispetto alla data di rilevazione del 30 aprile scorso, le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 sono aumentate di 51 casi (+3,9%), di cui 15 avvenuti a maggio, 10 ad aprile, 7 a marzo, 4 a febbraio e 5 a gennaio del 2021, con i restanti riconducibili ai mesi precedenti. L’aumento (superiore a quello nazionale, pari al 2%) come detto ha riguardato entrambe le province, mentre è novembre 2020 il mese più critico per la presentazione delle denunce, concentrando il 21,1% dei 1346 casi pervenuti dall’inizio dell’epidemia, seguito da gennaio 2021, ottobre, dicembre e marzo 2020. “L’andamento regionale dei contagi denunciati - sostiene l’Istituto - è analogo a quello nazionale pur differenziandosene per intensità: inferiore alla media italiana tra marzo e giugno, allineata nell’avvio della seconda ondata di contagi, con una recrudescenza locale di casi a gennaio 2021, con gli eventi mortali che si sono incrementati di 1 caso (a febbraio 2021); dei 6 casi complessivi, 5 si riferiscono al 2020”.

La triste istantanea è stata fatta anche in relazione delle attività economiche coinvolte nei casi Covid: “La gestione Industria e Servizi registra il 95,3% delle denunce, seguono la gestione per conto dello Stato (4,3%) e l’Agricoltura (0,4%); mentre il 60,8% delle denunce codificate per attività economica (Ateco) riguarda il settore della “Sanità e assistenza sociale”. Nel dettaglio, le professionalità più colpite sono stati infermieri, medici, operatori socio-sanitari e operatori socio-assistenziali, con il “Trasporto e magazzinaggio” che registra il 15% delle denunce, coinvolgendo soprattutto gli addetti dei servizi postali e di corriere. Nelle “Attività manifatturiere” (5,6% dei casi), invece, spiccano i lavoratori della fabbricazione di articoli in pelle (focolaio ad ottobre in una pelletteria), nel “Noleggio e servizi alle imprese” (3,3%) e nelle "Altre attività di servizi" (3,2%) con variegate figure professionali, alcune collegate alla cura della persona e alle pulizie; le “Costruzioni” incidono per il 2,6%, così come il “Commercio” (per la metà addetti alle vendite). Infine, i decessi, dei 6 complessivi, 4 hanno coinvolto lavoratori della gestione Industria e servizi, 1 dell’Agricoltura e 1 del conto Stato.

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