FOLIGNO - In tutti gli ospedali umbri si sta lavorando con grande impegno per tornare al più presto allo standard di qualità e di efficienza operativa in quello che si sta rivelando un post-Covid in molti casi ancora piuttosto difficile da gestire. In questo clima può capitare che qualcosa possa non funzionare o che non tutto rispetti le aspettative di una utenza che, oltre alla malattia, si trova davanti corsie di ospedali in cui si sta riavvolgendo il nastro per riavviare la normale vita di reparto.
È in questo contesto che una anziana orvietana, Livia 86 anni, da Spoleto dove si trovava da mesi ospite della figlia, Catia Antoniella, è dovuta ricorrere alle cure dell’ospedale San Giovanni Battista di Foligno per la rottura di un femore. La donna, secondo quanto riferito dalla figlia, è stata ricoverata nel reparto di ortopedia del nosocomio folignate venerdì 21 maggio e sarebbe dovuta essere operata lunedì 24 maggio. L’intervento però non è stato eseguito, perché a quanto riferisce Antoniella, c’erano state altre urgenze a cui dover dar conto. L’anziana donna quindi, secondo il racconto della figlia, sarebbe rimasta sempre digiuna e preparata per l’intervento ma neanche il giorno dopo, 25 maggio, è stata fatta entrare in sala operatoria dove invece è finalmente arrivata solo nella notte tra il 27 e il 28 maggio. «Nessuno mi ha chiamato per dirmi che mia madre stava per essere operata – afferma Antoniella che per restare accanto alla madre a pranzo e cena aveva eseguito sempre i tamponi previsti – l’ho saputo grazie alla telefonata di una paziente ospitata nella stessa camera di mia madre. E sempre da lei ho saputo quando alle due di notte è stata riportata in camera. Trovo tutto questo inconcepibile».
Catia Antoniella lamenta inoltre disservizi e in generale scarsa cura riservata alla madre, anziana, operata e gravata anche da altre patologie. «Ho trovato le medicine che assume mia madre sul comodino – afferma – e lei da sola non riesce a prenderle. Ho più volte chiesto di parlare con medici e infermieri. Ho sopportato una situazione di poca attenzione, non è stata avviata la fisioterapia, insomma alla fine, ieri, disperata e delusa ho contattato una ambulanza a pagamento, ho firmato per conto di mia madre le dimissioni volontarie e l’ho portata all’ospedale di Orvieto.