Covid e crisi in Umbria: oltre 1.400 tentativi di infiltrazioni mafiose

Covid e crisi in Umbria: oltre 1.400 tentativi di infiltrazioni mafiose
di Egle Priolo
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Venerdì 26 Febbraio 2021, 08:00 - Ultimo aggiornamento: 08:11

PERUGIA - «Nella regione la proiezione mafiosa allo stato più rilevante risulta quella ‘ndranghetista, per la quale appare necessario mantenere alto il livello di controllo allo scopo di prevenire i tentativi di infiltrazione nel tessuto produttivo. Si tratta infatti una realtà criminale che dispone in generale di una rilevante liquidità che può essere riciclata e reinvestita nelle opportunità economiche offerte dal territorio, in particolare approfittando dell’attuale stato di sofferenza dei vari settori in costanza della pandemia». Firmato, Direzione investigativa antimafia. Che nell’ultima relazione al Parlamento, relativa al primo semestre 2020, rilancia forte per l’Umbria e in particolare per l’area di Perugia l’allerta per la criminalità organizzata calabrese.

Un’allerta risalita tra dicembre 2019 e febbraio 2020, con le inchieste coordinate dalle procure di Catanzaro e Reggio Calabria e che hanno svelato (la prima, per cui ad aprile arriveranno le prime condanne) gli interessi di soggetti legati alla “casa madre” crotonese di San Leonardo di Cutro che andavano dal traffico di droga fino al tentativo di influenzare le elezioni amministrative a Perugia e (la seconda) la presenza di figlio e nipote del boss della cosca Alvaro di Sant’Eufemia d’Aspromonte coinvolti in un subappalto per la realizzazione della rete in fibra ottica tra Panicale e Piegaro.

OPERAZIONI SOSPETTE
Un’allerta che la crisi economica legata al lockdown della scorsa primavera e a una pandemia che sembra senza fine non fanno che innalzare, se possibile, ancora di più. E a dimostrarlo ci sono ancora le cifre fornite dalla Dia. In particolare per quanto riguarda le segnalazioni relative a operazioni sospette. Segnalazioni che partono principalmente dagli istituti creditizi e anche dall’incrocio dei dati tra banche, filiali delle Poste e guardia di finanza. Molto meno, secondo quanto segnala la Dia da tanto tempo, da professionisti.
Ebbene, per quanto riguarda l’Umbria nel primo semestre 2020 le operazioni economiche e le transazioni finite nel mirino della Direzione investigativa antimafia sono oltre 1.400: un numero sicuramente importante, suddiviso tra le 301 che rimandano direttamente alla criminalità organizzata e le restanti 1.112 definite «spia» della presenza delle mafie. Operazioni, insomma, che puzzano di riciclaggio delle montagne di milioni accumulati soprattutto con il traffico di droga. In particolare sono un centinaio le operazioni sospette che secondo gli investigatori rimandano in maniera diretta all’emergenza Covid.
«Le risultanze investigative che hanno caratterizzato il primo semestre dell’anno - si legge nella relazione della Dia - danno conto di come le grandi organizzazioni criminali siano riuscite a sfruttare una situazione del tutto particolare e imprevedibile per trarne vantaggio sul piano economico nonostante il periodo di lockdown e la conseguente forzata immobilità negli spostamenti che ha avuto riflessi anche sulle attività criminali tipiche legate al controllo del territorio. Da nord a sud, infatti, il comune denominatore che sembra aver caratterizzato le strategie delle mafie, in questo periodo più di altri, appare collegato alla capacità di operare in forma imprenditoriale per rapportarsi sia con la Pubblica Amministrazione, sia con i privati».
E se la modalità principale riguarda bonifici, la Dia anche per l’Umbria lancia un altro importante monito: «Il numero maggiore di operazioni sospette non avviene nei territori di origine delle organizzazioni mafiose ma in quelli di proiezione.

Una propensione per gli affari che passa attraverso una mimetizzazione attuata mediante il “volto pulito” di imprenditori e liberi professionisti attraverso i quali la mafia si presenta alla pubblica amministrazione adottando una modalità d’azione silente che non desta allarme sociale. Un rischio che si va ad affiancare, in questo momento, alla problematica connessa con l’assegnazione mediante procedure estremamente semplificate degli aiuti statali predisposti in favore dei soggetti economici maggiormente colpiti dalle disposizioni restrittive disposte per contenere la diffusione del virus».

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