Strage sulle strade, l'Aci spiega:
«Disabituati alla guida per il Covid»

Strage sulle strade, l'Aci spiega: «Disabituati alla guida per il Covid»
di Egle Priolo
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Giovedì 27 Maggio 2021, 08:11

PERUGIA «Tra zone rosse, lockdown e smartworking, è come se fossimo disabituati alla guida. Noto una nuova distrazione, diversa da prima. La distrazione di chi non è più allenato a condurre un mezzo». È così che Ruggero Campi, presidente dell'Automobile club di Perugia, spiega l'aumento di incidenti stradali notato nell'ultimo periodo. Notato in base alle cronache, spesso drammatiche, anche solo degli ultimi giorni, quando in mezzo a tante notizie di sinistri (l'ultimo, il frontale tra auto e moto di ieri pomeriggio a Magione) ci sono stati cinque incidenti mortali nella sola provincia di Perugia in poco più di un mese: la 48enne deceduta a Passaggio di Bettona il 15 aprile con l'auto finita dentro un fosso, la 21enne di Città di Castello morta all'alba del 9 maggio a Badiali, la piccola Priscilla che ha perso la vita tra Migiana e Capocavallo il 17 maggio, il pasticcere di Foligno morto a 54 anni il 23 maggio lungo la strada per Bevagna e la 19enne deceduta ieri mattina a Torricella. Un elenco tragico e doloroso, in cui (oltre al solo caso di Corciano) le dinamiche parlano - senza entrare nelle cause oggetto di indagini e accertamenti - di automobilisti che hanno in qualche modo perso il controllo della propria vettura lungo strade interne e si sono schiantati contro alberi o terreni lungo la strada. Senza il coinvolgimento di altri mezzi. In alcuni casi si è parlato anche di attraversamenti improvvisi di animali selvatici, ipotesi chiaramente che nessuno può confermare. Ed è per questo che Ruggero Campi, da anni impegnato anche nella campagna di sensibilizzazione per una guida sicura e attenta, senza parlare dei casi specifici appena elencati solo come triste bilancio, insiste con la necessità di una nuova maggiore attenzione alla guida. «La distrazione di cui parlo – spiega – è figlia della pandemia: appena arriveranno i dati aggiornati noteremo certamente un incremento degli incidenti alla fine del lockdown. Una distrazione figlia della mancata applicazione alla guida per un periodo piuttosto lungo. In cui abbiamo tutti perso l'occhio vigile, l'attenzione alle distanze, l'abitudine a quei gesti che prima ci venivano naturali proprio per il continuo allenamento. Abbiamo perso anche quella normalità e siamo più lenti, meno reattivi. Abbiamo perso l'abitudine e l'addestramento. È come se io, dopo anni, tornassi a guidare un motorino: all'inizio sarei un pericolo, avrei bisogno di riprendere la confidenza con il mezzo e la strada».

MOTO E MOTORINI

E proprio a proposito di motorini, il problema vale anche per i giovanissimi, magari tornati a scuola dopo mesi con il proprio scooter, diventato estraneo dopo il lungo mancato utilizzo: un rischio per tutti, come raccontano – solo per esempio – gli ultimi incidenti per fortuna non gravi lungo via Tuderte, la strada che porta a diverse scuole di Perugia. Dovuti a sorpassi azzardati, a frenate calcolate male. «A disattenzione – dice il presidente dell'Ac Perugia -.

Non è neanche questione che è ripreso il traffico: è proprio l'attenzione che manca. Toccherebbe fare ginnastica “preautomobilistica”, rifare un po' di pratica, per evitare l'imbarazzo sulle rotatorie, le indecisioni nei sorpassi. Supero o non supero? Rientro o non rientro? Tutti atteggiamenti che portano spesso agli incidenti. Perché sono venuti a mancare quelli che prima erano anche automatismi, in cui ci sentivamo anche più sicuri. Per questo dovremmo fare tutti una profonda riflessione e metterci alla guida senza presunzione ma decisamente con più attenzione di prima, perché la nostra incertezza è un pericolo per noi e per tutti gli altri». «Gli incidenti con guidatori solitari? Un po' dobbiamo anche considerare che adesso forse stiamo di più con la testa tra le nuvole – risponde Campi -. È innegabile: il Covid ci ha stranito. I prossimi dati e gli studi metteranno certamente in correlazione questo numero di incidenti e le conseguenze della pandemia».

I DATI

Secondo gli ultimi dati disponibili del rapporto Aci-Istat, il primo lockdown della scorsa primavera aveva fatto toccare diminuzioni degli incidenti che in Umbria avevano registrate anche punte dell’87,5 per cento (rispetto a un 90 per cento di media in Italia). Ma già nel 2019, a fronte di un decremento del 3,3 per cento degli incidenti (2.306 in totale), il numero delle vittime era aumentato del 6,3 per cento (in Italia era stato accertato invece un calo del 4,8). Con un'incidentalità alta nelle aree più abitate e nei principali assi della rete stradale regionale (E45, Raccordo Bettolle-Perugia, Centrale Umbra, Via Flaminia), ma con gli incidenti più pericolosi verificati, invece, nei centri minori: l’indice di mortalità è stato pari a 2,1 nei comuni con più di 15.000 abitanti e a 2,7 negli altri. Nell’ambito dei comportamenti errati di guida, la guida distratta, la velocità troppo elevata e il mancato rispetto delle regole di precedenza sono state ancora le prime tre cause di incidente, il 44 per cento dei casi. E gli animali selvatici? Se le associazioni di agricoltori chiedono soluzioni immediate per il loro contenimento, il presidente Campi invita ancora una volta alla prudenza. «Contro cinghiali, caprioli e pure lupi che attraversano le nostre strade, non vedo una soluzione, se non un supplemento di copertura assicurativa che preveda questi incidenti – chiude -. È impossibile pensare di recintare tutte le arterie. Quindi invito alla massima prudenza e a seguire la cosiddetta manovra dell'alce, insegnata nei corsi di guida sicura anche all'autodromo di Magione e che prevede, in caso di un attraversamento improvviso, di mantenere una grande fermezza e gas costante, poi volante da destra a sinistra o da sinistra a destra - senza manovre repentine per evitare testacoda – per superare l'ostacolo. Studiata nei paesi nordici per evitare appunto gli alci, qui la potremmo chiamare manovra del cinghiale». 

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