Le operatrici che puliscono i reparti Covid-19. «La cosa più difficile da accettare? La disperazione dei parenti»

Operatrici al lavoro per l'igienizzazione dei reparti dell'Ospedale Santa Maria di Terni
di Nicoletta Gigli e Vanna Ugolini
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Domenica 5 Aprile 2020, 09:29 - Ultimo aggiornamento: 11:38

TERNI «La cosa più difficile da accettare è la disperazione dei parenti dei malati. Restano lì, col documento in mano, sperando che li facciamo entrare. A loro basterebbe salire al piano dove sono ricoverati i propri cari, per sentirli più vicini. Sanno bene che non potranno entrare ma passano le ore a girare nei vari punti di accesso all'ospedale. Una donna è rimasta per tutto il giorno nel piazzale. Quando mi ha visto passare col camice mi ha chiesto di aiutarla a raggiungere suo marito. Sa che non è possibile, ma non accetta questa dura realtà». Francesca fa fatica anche a raccontarle le sue giornate di lavoro tra le corsie dell'ospedale. E' una della squadra di 115 persone della Cosp tecno service a contatto quotidiano con i pazienti Covid. Gli addetti alle pulizie e alla sanificazione, alla logistica del malato e del farmaco e al facchinaggio svolgono un ruolo fondamentale per far funzionare una macchina messa a dura prova. Sono loro a consolare il pianto di parenti sconvolti che non sanno se rivedranno più il loro caro, a tentare di rassicurare i malati che fanno mille domande. «Mio figlio è malato, lo rivedrò? Tu pensi che finirò in rianimazione?».

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 Domande che toccano il cuore di chi prende in carico il paziente al momento del ricovero e sa che lo seguirà in tutti i suoi trasferimenti nei vari reparti. Per qualcuno purtroppo quel viaggio si conclude in obitorio. Ma è un addio diverso, senza una carezza, in totale solitudine. «A Terni sono deceduti pazienti di fuori - dice Laura, che si occupa delle sanificazioni in obitorio. Non riesco a non pensare ai familiari, a quella telefonata che chiedeva di attivare le pompe funebri, a quel funerale con solo quattro persone devastate dal dolore, che si ritrovano a piangere su una cassa sigillata».

Tra pulizie e sanificazioni, trasporti in ambulanze attrezzate, giorni tutti uguali passati tra i letti insieme a medici e infermieri, c'è un lavoro di straordinaria umanità: «Non c'è una sola persona che si sia tirata indietro e questo è il risvolto positivo che arriva da questa disgrazia» dice Danilo Valenti, presidente di Cosp. Che ha voluto dire grazie alle operatrici e agli operatori per l'impegno quotidiano negli ospedali con un buono spesa di 250 euro. «Quando sei presa dal lavoro non hai tempo per pensare ma quando torni a casa la testa torna sempre lì - dice Antonella Mazzoli. Mogli che ti implorano di farle entrare di nascosto, parenti che ti chiedono il numero di cellulare per sentire il proprio caro anche due minuti, malati che ti pregano di dare informazioni alle mogli ma tu sai che non puoi farlo. Emozioni forti che ti bloccano, che a volte ti impediscono anche di dare una parola di conforto». Da Antonella, capo area della Cosp all'interno dell'ospedale «un grazie infinito ai ragazzi che lavorano con noi per la sensibilità e l'attaccamento al lavoro». Antonella Mazzoli sottolinea «la collaborazione con l'azienda e con l'ospedale, che hanno fatto si che la nuova organizzazione non avesse alcun tipo di intralcio. Mi sono resa conto della grande capacità e sensibilità di tutti gli operatori sanitari - dice - dalla direzione alla struttura amministrativa e tecnica. E c'è uno sforzo enorme di tutte le figure sanitarie per andare incontro alle esigenze dei parenti del paziente».

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