Contributi post-Covid: a Magione scoperto prestanome della 'ndrangheta

Contributi post-Covid: a Magione scoperto prestanome della 'ndrangheta
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Mercoledì 15 Luglio 2020, 09:26 - Ultimo aggiornamento: 09:38
PERUGIA - Vive a Magione, ha 33 anni, e di mestiere fa il prestanome della ‘ndrangheta. Questo dicono le indagini condotte dei finanzieri di Milano, arrivati in Umbria per stanare con il contributo dei colleghi del comando provinciale (diretti dal colonnello Danilo Massimo Cardone e coordinati dal tenente colonnello Selvaggio Sarri) un giovane imprenditore la cui conduzione di quattro aziende risulta quantomeno sospetta. Così come la richiesta di contributi per la ripresa economica post covid: secondo gli investigatori, l’uomo faceva parte di un meccanismo che chiedeva prestiti per le azienda ma in realtà quei soldi sarebbero finiti nelle casse di un clan di Cutro.

Il 33enne è finito nel blitz condotto ieri mattina da circa 200 finanzieri che hanno eseguito anche in Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Calabria e Sicilia 34 perquisizioni locali e domiciliari nell’ambito dell’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia della procura di Milano che ha portato a otto misure cautelari personali. Quattro arresti in carcere e quattro ai domiciliari. È stato raggiunto, al pari di altri 26 indagati, dalla notifica dell’avviso di conclusione delle indagini. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale aggravata dal metodo mafioso e dalla disponibilità di armi, autoriciclaggio, intestazione fittizia di beni e bancarotta. I finanzieri perugini e milanesi sono così entrati nella sua abitazione con un decreto di perquisizione per sequestrare qualunque elemento possa essere utile all’indagine, da documenti amministrativi e contabili a supporti cartacei e informatici.

«Vi è fondato motivo di ritenere che presso la sua abitazione - scrive il pm Bruna Albertini nel decreto di perquisizione - possa rinvenirsi documentazione utile ai fini dell’indagine». In sostanza, secondo la Dda di Milano la ‘ndrangheta avrebbe messo le mani sui contributi pubblici a fondo perduto in favore delle aziende per fronteggiare la crisi legata all’emergenza coronavirus. Almeno 60mila euro finiti sui conti di tre società ritenute legate alle cosche. A capo di tutto, secondo gli invrestigatori, Francesco Maida, accusato di essere collegato alla cosca crotonese della ‘ndrangheta capeggiata da Lino Greco di San Mauro Marchesato. Una ‘ndrina della locale di Cutro (Crotone) e opera anche in Lombardia. Va ricordato come proprio qualche mese fa la squadra mobile ha smantellato un gruppo criminale che era considerato in «prolungamento» delle ‘ndrine della zona di Cutro. I finanzieri hanno ricostruito uno schema di fatture false e prestanome per ottenere questi fondi. Maida si sarebbe anche adoperato per ottenere un ulteriore prestito da 150mila euro. E proprio in questo prestito è coinvolto il magionese.

Dall’ordinanza emerge come, dopo aver ricostruito tutti i suoi passaggi societari che fanno appunto ipotizzare il suo ruolo di prestanome, «per il disbrigo delle pratiche relative alla presentazione della domanda per i finanziamenti previsti a seguito dell’emergenza COVID, facendo riferimento ad un prestito di euro 150.000 e non piu ai finanziamenti garantiti per l’importo massimo di euro 25.000, lamentando di aver ricevuto la modulistica errata (“.... abbiamo fatto la richiesta per fare quella cosa li dei 150 mila euro no? omissis... mi ha mandato quella per i 25 mila...” ed ancora “... devo richiedere it modulo per... richiedere i... 150 mila euro del... omissis... lui mi ha mandato quello dei 25 mila, io invece avevo fatto la richieste dell’altro infatti.., è quello che avevo detto...».
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