Coronavirus, l'esperto: «Vi spiego perché
con gli asintomacici il virus è ancora tra noi»

Il dottor Fabrizio Stracci
di Fabio Nucci e Italo Carmignani
3 Minuti di Lettura
Venerdì 15 Maggio 2020, 08:22
PERUGIA Una risalita dei positivi riferita all’allentamento delle misure restrittive potrebbe esserci. Ma per ora è certo che l’Umbria resta in prima fila quanto a contenimento del contagio e in prima linea per evitare ritorni dell’infezione, con un occhio al comportamento delle persone, l’altro agli asintomatici. Circa 400 una settimana fa secondo la stima del Comitato tecnico-scientifico della Regione, di cui fa parte Fabrizio Stracci, direttore della scuola di specializzazione in Igiene e medicina preventiva dell’Università di Perugia.
Professor Stracci, come valuta la situazione attuale in Umbria, una delle regioni più virtuose?
«Per ora non c’è un rimbalzo e i nuovi positivi sono il frutto dell’attività di screening in vari ambienti occupazionali. Compreso quello sanitario e sono i casi più preoccupanti».
Vi aspettate un ritorno dell’infezione.
«Venendo meno le misure più restrittive è possibile che ci sia un aumento perché il virus ancora c’è. Quelli trovati ora invece non rispecchiano un aumento della circolazione».
Per il futuro il modello epidemiologico cosa suggerisce?
«Dal modello non ci aspettiamo l’aumento, ma i modelli vanno aggiornati in funzione dei dati che compaiono di volta in volta. Se invece dobbiamo basarci sul buon senso, già oggi l’Rt, l’erre stimato (il tasso di contagio) è pari allo 0,35-0,39 (servono tre infetti per “generarne” un quarto, ndr) e potrebbe salire. Ma anche questa è una misura particolare che presenta un margine di incertezza».
La situazione dell’Umbria è in ogni caso migliore.
«Rispetto ad altre regioni, come circolazione del virus lo è e ci possiamo permettere qualche grado di libertà in più: ma questo, visto che il virus comunque si trova, non vuol dire “fare tutto”. La questione è riaprire con condizioni e caratteristiche di sicurezza, garantite dalla combinazione distanza-mascherine e dai controlli, quindi dall’utilizzo dei test. Ci stiamo muovendo da una misura estrema di blocco a una che va rispettata dalle persone: i cittadini non dovrebbero sentirsi troppo tranquilli, questo è l’elemento cruciale. L’eccessiva fiducia, che non ci possiamo permettere, porterebbe a un danno enorme: la ripresa della circolazione del virus. E allora ricominceremmo coi lockdown e sarebbero problemi».
Le comunità restano dunque osservate speciali.
«Fanno da evento di “super diffusione” che genera balzi in avanti dell’epidemia, creando un effetto moltiplicatore che in poco tempo fa passare da una fase all’altra: è la caratteristica di questo virus. Le comunità, a partire da quelle occupazionali, vanno sorvegliate più di altri ambiti».
Alcune grandi aziende si stanno muovendo in tale direzione.
«Questo ci restituisce due informazioni, da una parte che cerchiamo di mantenere la sicurezza, dall’altra che non dobbiamo abbassare la guardia perché il virus qualche volta lo troviamo ancora. Ci sono persone asintomatiche potenzialmente pericolose».
Quanti potrebbero essere gli asintomatici attivi?
«Una settimana fa li abbiamo stimati in circa 400, adesso visto che perdurano, immaginiamo di meno, probabilmente tra i 300 e i 350. Ma è una stima».
© RIPRODUZIONE RISERVATA