Virus, per il boom di casi il sospetto delle varianti nelle zone più a rischio. Da dove arrivano i campioni inviati dall'Iss. Infermiere positivo dopo il vaccino

Virus, per il boom di casi il sospetto delle varianti nelle zone più a rischio. Da dove arrivano i campioni inviati dall'Iss. Infermiere positivo dopo il vaccino
di Luca Benedetti
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Giovedì 4 Febbraio 2021, 08:50 - Ultimo aggiornamento: 08:54

PERUGIA-  Il numero dei positivi che sale, il tasso di occupazione delle terapie intensive da malati Covid che cresce al 49%. L’Umbria trema, teme la zona rossa prima che i blocchi nei 31 comuni da zona rossa diano risultati nel raffreddamento del contagio.
Gli esperti si interrogano dopo i due casi sospetti (uno mortale) di variante brasiliana. C’è attesa per il risultato dell’Istituto superiore della Sanità sui 42 campioni inviati dal laboratorio di Microbiologia dell’ospedale di Perugia. Attesa per capire se veramente la variante brasiliana (e anche quella inglese dopo il primo riscontri negativi) sia sbarcata in Umbria.
Il sospetto nasce con la velocità con cui si sta propagando il virus in una parte della regione. E per quei campioni da esaminare c’è la conferma che si tratta di casi legati alla provincia di Perugia. A quelle zone, evidentemente, dove il virtus corre di più: dall’area del Trasimeno a Marsciano, passando per Perugia e Foligno. C’è anche l’esame su alcune positività in ospedale e il fatto che un infermiere del Santa Maria della Misericordia sia risultato positivo dopo la seconda fiala di vaccino (cinque giorni dopo), fa alzare ancora di più la tensione.
L’ESPERTA
Così l’eventuale presenza in provincia di Perugia della variante brasiliana, o similare, del Sars-Cov-2 potrebbe spiegare l’incremento dei casi registrato negli ultimi giorni in alcune aree. Ne è convinta la professoressa Daniela Francisci, direttore della struttura complessa di Malattie infettive dell’ospedale di Perugia. «Ogni mese - ha spiega la professoressa Francisci - vengono inviati dal laboratorio di Microbiologia di Perugia, che è quello di riferimento regionale, dei campioni (tamponi naso faringei) random all’Iss per il programma di sorveglianza nazionale. I due campioni sospetti per la variante brasiliana facevano parte del lotto di quelli inviati l’8 gennaio scorso».
AL COR
Una situazione di allarme che ha spiegato ieri all’ora di pranzo il commissario all’emergenza, Massimo D’Angelo, durante i lavori del Centro operativo regionale della Protezione civile. Tanti argomenti all’ordine del giorno, ma quello della varianti è stato un passaggio chiave. «Momento delicato», è una delle frasi a cui gli esperti si sono legati.
LE CITTÀ
L’elaborazione dei numeri del contagio dice che in dodici comuni l’incidenza del virus è del dieci per mille, esattamente come il 4 dicembre. Cioè una fetta dell’Umbria (Scheggino, Bevagna, Magione, Marsciano, Deruta e Amelia tra gli altri) è tornata a due mesi fa. Di più. Negli ultimi sedici giorni in trenta comuni ci sono più di trenta casi rispetto al 18 gennaio.
La situazione più pesante è quella di Perugia: 1.316 nuovi positivi. Segue Foligno con 421 e Terni con 178, poi Marsciano (167), Gubbio (155), Bastia (144), Città di Castello (136), Corciano (128), Deruta (124), Magione (117), Assisi e Torgiano a quota 99, Amelia(90), Umbertide (87), Spoleto (81).
TRACCIAMENTO
Con il crescere dei casi (ieri più 62% dei contagi rispetto a martedì) rischia di andare in crisi il tracciamento. Anche perché, per esempio, da qualche settimana non sono più nella rete i sessanta tirocinanti che erano stati messi a disposizione della Regione dell’Università. L’altro giorno alla Asl 1 c’erano da eseguire 170 tracciamenti e ne sono arrivati altri 120. Considerando che significa per ogni positivo, in media seguire 4 contatti delle 48 ore predenti. In presenza di variante le indicazioni del ministero della Salute riportano il tracciamento indietro di 14 giorni. Ecco perché l’Umbria sta con il fiato sospeso.

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