Coronavirus: i sindaci per l'obbligo delle mascherine, ma in Umbria non ci sono per tutti

Coronavirus: i sindaci per l'obbligo delle mascherine, ma in Umbria non ci sono per tutti
di Luca Benedetti e Federico Fabrizi
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Martedì 7 Aprile 2020, 14:01
PERUGIA -  Detto e fatto. A Gualdo Tadino il sindaco Massimiliano Presciutti ha firmato l’ordinanza che obbliga a uscire di casa solo con guanti e mascherina. A Perugia, il sindaco Andrea Romizi ha confermato in consiglio comunale l’indiscrezione pubblicata ieri: arriverà l’obbligo delle mascherine per chi esce di casa anche nel capoluogo di regione. Un obbligo a cui sta pensando di aggiungersi, per esempio, anche il sindaco di Città di Castello, Luciano Bacchetta dopo l’annuncio di quello di Foligno, Stefano Zuccarini.
Uscire di casa con le mascherine significa trovarle. E non è facile. Lo conferma Augusto Luciani, presidente di Federfarma umbra che riunisce le 230 farmacie private (e non solo) delle regione. «La richiesta di uscire di casa- dice Luciani- con la mascherina, può creare un problema. Le mascherine arrivano, ma non per tutte le farmacie che le richiedono, questa è la situazione. Le mascherine non bastano per tutti». E al momento non aiuta il fatto che le aziende riconvertite, cioè quelle che si sono messe a fare le mascherine in piena emergenza, fatichino a ottenere il bollino blu dell’Istituto superiore della sanità, compresa la marchiatura Ce. Fatica legata a questioni di carattere burocratico e se l’autocertificazione è importante, non basta per far diventare le mascherine dei presidi sanitari. Con un altro aspetto come sottolinea, dopo un acquisto fatto in una farmacia, Renzo Baldoni, ex consigliere comunale di Perugia. Il fatto che quel tipo di mascherine, non essendo ancora presidi sanitari, non possono essere scaricate chiedendo lo scontrino parlante e hanno l’Iva al 22 per cento. «Proprio sull’Iva- dice ancora Luciani- abbiamo chiesto a livello nazionale la sospensione dell’Iva. Se c’è un’emergenza e se diventano obbligatorie, è giusto cambiare passo anche sul fronte fiscale».
Giusto per dare un’idea del consumo di mascherine per chi sta a casa, basta leggere i dati di Afas che gestisce 14 farmacie pubbliche, undici nel comune di Perugia, una a Città della Pieve, una a Todi e una a Magione. «A oggi- spiega il direttore generale di Afas, Raimondo Cerquiglini- abbiamo venduto 6700 mascherine in tessuto non tessuto, 600 in microfibra, 560 Ffp1, 3280 mascherine chirurgiche di vari tipi e tremila pezzi di Ffp2. Dati che riassumo circa 15 giorni di vendita». Afas sta ricevendo in questi giorni ordini che aveva fatto una ventina di giorni fa, tanto per capire come sia complesso l’approvvigionamento. Una partita meno pesante con le lavabili. Per esempio le Tnt e microfibra possono arrivare a decine di lavaggi.
MEDICI DI FAMIGLIA
E l’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto ieri ha tenuto il punto anche per i medici di famiglia: «Sono in prima fila da mesi con grande impegno e stanno garantendo il massimo livello di assistenza sul territorio. Proprio per questa ragione, il Governo deve garantire loro i presidi di protezione individuale come già avviene per gli ospedalieri». L’assessore di Palazzo Donini sta dalla parte della Federazione nazionale dei medici di medicina generale a seguito del parere negativo della Ragioneria dello Stato all’emendamento al decreto “Cura Italia” che estendeva la fornitura dei dispositivi di protezione individuale anche ai medici di base e ai pediatri».
LA DONAZIONE
Arriva dalla Banca d’Italia la donazione per la realizzazione dell’ospedale da campo sul quale stava ragionando da settimane la Protezione civile regionale e Palazzo Donini. Lo stanziamento di 9 milioni e mezzo è destinato complessivamente a Umbria, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo e Basilicata. In Umbria i fondi saranno destinati all’allestimento di un ospedale da campo dotato di strumentazione sanitaria idonea alla gestione di pazienti affetti da Covid-19. La struttura è in grado di ospitare 30-35 pazienti di cui la metà in Terapia intensiva, può essere allestito in meno di due giorni e al termine dell’emergenza resterà a disposizione della Protezione civile nazionale.
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