Bar e ristoranti, riaprono in 6mila ma la situazione resta al limite

Bar e ristoranti, riaprono in 6mila ma la situazione resta al limite
di Fabio Nucci
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Lunedì 7 Dicembre 2020, 08:30

PERUGIA - Col ritorno in zona gialla, sono oltre 6mila gli esercizi che ieri hanno riaperto in Umbria. Lo rivela un’analisi della Coldiretti con riferimento a bar, ristoranti, pizzerie e agriturismo. La situazione resta tuttavia al limite per molte di esse, alla luce delle limitazioni comunque in vigore, in particolare durante le festività di fine anno. A questo si aggiunge la crisi dei consumi che nella regione, secondo le stime di Confcommercio, si è tradotta in una riduzione del 9,2%.
Si prospetta un fine anno dalle prospettive limitate per un settore cui fino allo scorso anno, secondo il rapporto annuale 2019 sulla ristorazione di Fipe Confcommercio, era indirizzato il 36% della spesa delle famiglie. La fetta di consumi “fuori casa”, che tra il 2008 e il 2018 è cresciuta di quasi il 6%, nel 2020 risulterà rosicchiata dal lockdown primaverile e dalle restrizioni autunnali. «Nel terziario – osservano i ricercatori della filiale di Perugia di Bankitalia - la crisi dei consumi ha colpito in misura severa i servizi di alloggio e ristorazione e il commercio al dettaglio non alimentare». La riapertura, da ieri, di bar, ristoranti e pizzerie aiuterà tali realtà a riprendere il filo degli affari, ma per Coldiretti la situazione resta drammatica. «Peserà il permanere dei limiti anche nei giorni più caldi delle feste di fine anno come Natale, Santo Stefano e Capodanno con l’obbligo di chiusura alle 18 per tutte le attività di ristorazione, anche nelle regioni più sicure». Secondo una simulazione dell’Agenzia Umbria ricerche, il settore “alloggio e ristorazione” è considerato tra quelli con impatto “molto negativo” con perdite di valore aggiunto comprese tra il 9% (scenario più favorevole) e il 38,3%, nello scenario meno favorevole che i ricercatori Aur Elisabetta Tondini e Mauro Casavecchia a maggio spiegavano così: «L’epidemia si protrae anche nel secondo semestre, emergono nuovi focolai cui corrispondono ulteriori periodi di lockdown intervallati da riaperture».
Preoccupano anche le conseguenze sulla ricettività alberghiera ed extra. «La decisione di blindare gli italiani in questi giorni (25 e 26 dicembre, 1° gennaio, ndr) nel proprio Comune rischia di mettere “ko” soprattutto le oltre 24.000 strutture agrituristiche nazionali (circa 1.200 in Umbria, ndr». Ne consegue un taglio delle spese di fine anno a tavola che si rifletterà sui consumi alimentari fuori casa. «Nel 2020 scendono al minimo da almeno un decennio – osserva Coldiretti - con un crack senza precedenti per la ristorazione che dimezza il fatturato (-48%)». In base ai dati Ismea, l’organizzazione agricola stima una perdita complessiva, a livello nazionale, di quasi 41 miliardi di euro. La contrazione dell’attività alberghiera, ma anche di quella di bar e ristoranti, infine, segnerà un anno nero per l’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti. Un gap solo in parte compensato dal rimbalzo subito dalla grande distribuzione: «Tali operatori – si legge nell’ultimo rapporto regionale di Bankitalia – hanno beneficiato del sensibile incremento della domanda delle famiglie nelle settimane del lockdown».

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