«Il virus si è portato via mio marito mentre sperava nel trapianto di rene»

«Il virus si è portato via mio marito mentre sperava nel trapianto di rene»
di Corso Viola di Campalto
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Venerdì 3 Aprile 2020, 08:10 - Ultimo aggiornamento: 6 Aprile, 16:11

«La cosa che mi fa più rabbia è che Carlo era felice, perché finalmente era entrato nella lista dell’ospedale bolognese Sant’Orsola per il trapianto del rene tanto atteso». Daniela è la moglie di Carlo Adami, ucciso a 58 anni dal Covid-19. In pochi giorni il virus ha avuto la meglio su di lui, troppo fragile per combattere una battaglia impari: il suo corpo era minato da tre anni di dialisi con le difese immunitarie quasi azzerate. Carlo è morto il 21 marzo scorso nell’ospedale dove ha passato la sua vita lavorativa e quella, purtroppo, da paziente. Era un dipendente di “Umbria salute”, prestava servizio al Cup del reparto di Oncoematologia e ha lavorato fino a pochi giorni prima della malattia.


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Dietro a un bancone ha ricevuto decine di pazienti che dovevano sottoporsi alle cure: «Una vita di sacrifici ma sempre con il sorriso - racconta Daniela - tre volte a settimana la dialisi con sedute di quattro ore, mentre gli altri giorni prestava servizio ad Oncomaetologia». Daniela non lancia accuse, sa che il Covid-19 è un nemico subdolo e bastardo e lo può aver abbracciato in molti luoghi: «Quando probabilmente è stato contagiato - racconta la donna dalla sua abitazione di Stroncone dove vive con i due figli Simone ed Elisa - ancora non ci rendevamo conto del pericolo che tutti noi stavamo correndo e lui alla figlia diceva, quasi a voler sdrammatizzare, che se il virus lo avesse contagiato sarebbe morto in pochi giorni e purtroppo è stato così».
A Carlo era stata prospettata anche la pensione, ma la sua voglia di vivere e di sentirsi utile non glielo permetteva, amava pescare e soprattutto la famiglia, quando parlava dei suoi due figli gli brillavano gli occhi: «A 26 anni - racconta ancora Daniela - il padre gli aveva “donato” il suo rene ed è andato bene per tanto tempo. Ma ironia della vita il rene ha funzionato finché l’anziano genitore non è morto nel 2016, poi le terapie massacranti e l’attesa per un organo nuovo, attesa che si era concretizzata quando è stato messo nella lista attiva del Sant’Orsola, dopo mille esami: lui era felice perché voleva liberarsi di una dialisi diventata sempre più pesante e tutto finalmente sembrava portare a una nuova vita».

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Ma il destino ha cambiato rotta in modo repentino il 9 marzo scorso: «Io purtroppo ero assente per un’operazione fuori regione e lui ha avuto i primi sintomi, prima di fare la dialisi mercoledì 11 marzo ha detto di avere la febbre e dal tampone la risposta è stata implacabile: positivo. Lui si è messo in isolamento al piano superiore della nostra abitazione e aveva una gran paura di contagiare i nostri figli, tanto che si faceva portare da mangiare sopra un tavolino fuori dalla porta: appena ho comunicato ai medici dell’ospedale dove mi hanno operato che mio marito era positivo mi hanno subito mandato a casa, ma da allora con Carlo ho parlato solo via telefono, fino a domenica aveva la febbre che si era alzata a 39 gradi e ha cominciato ad avere l’affanno, lunedì sono venuti a prenderlo e lo abbiamo potuto salutare solo dalla finestra con un “ci vediamo prestissimo”».
Ma non è stato così: «All’inizio sembrava che rispondesse bene alle cure anche grazie al nuovo farmaco usato anche per l’artrite e lo sentivo abbastanza tranquillo, ma venerdì non mi ha risposto perché lo avevamo portato nel reparto di Rianimazione, i suoi polmoni erano ormai stati attaccati da vari focolai e il medico mi ha detto che dovevo preparami al peggio: sabato sera la telefonata che mi avvisava che Carlo non ce l’aveva fatta».
Vicino a lui durante i giorni del ricovero al Santa Maria è rimasto sempre al suo fianco il personale invermieristico dell'emodialisi :«Si è avvicendato  nei turni per stare accanto a Carlo -continua Daniela -  per non lasciarlo solo  e di questo di ringrazieremo sempre sia io che i miei figli, la loro vicinanza è stata di conforto anche per noi».
Poi, il dramma nel dramma. Daniela in isolamento con i figli, non ha potuto salutare per l’ultima volta Carlo, così ha chiesto alla sorella di filmare il trasporto della bara al cimitero di Terni: «L’unico modo per stargli vicino - dice emozionata Daniela - non potevo pensare di non potere stare lì in quel momento, ora per fortuna ho i miei due splendidi figli Simone e Elisa che sono vicini a me e che mi danno la forza di andare avanti».
Carlo il 31 marzo avrebbe compiuto 59 anni.

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