Coronavirus, dall'Università le mascherine social

Coronavirus, dall'Università le mascherine social
di Cristiana Mapelli
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Martedì 21 Aprile 2020, 08:15 - Ultimo aggiornamento: 13:46
PERUGIA - La rinascita economica dopo l’emergenza da coronavirus parte dall’Umbria. L’ateneo di Perugia lancia l’idea di un nuovo tipo di mascherina per la quotidianità prodotte “made in Umbria”. Un progetto pilota che guarda alla fase 2 con l’obiettivo di garantire la salute dei cittadini e, allo stesso tempo, sostenere la creazione di una vera e propria filiera locale di produzione di dispositivi facciali. A spiegare l’idea Gabriele Cruciani, direttore del Gruppo operativo di supporto (Gos) dell’ateneo
Da dove arriva l’intuizione?
«La carenza di mascherine non è solo un problema umbro, ma riguarda tutto il paese e oltre. Nella fase due, quando molte delle imprese del territorio regionale ricominceranno la loro produzione e parte delle attività commerciali riprenderà il lavoro, in Umbria si prevede un uso di almeno 200mila mascherine ogni giorno. Per evitare l’importazione e l’utilizzo di mascherine di scarsa qualità e dubbia provenienza, l’ateneo tramite il Gos, ha deciso di favorire e promuove la produzione di mascherine nel territorio regionale, usando materiale facilmente reperibile e di ottima qualità».
Da qui l’idea di una mascherina per la quotidianità.
«L’intuizione che ha avuto il rettore Maurizio Oliviero è quella di creare una nuova tipologia di mascherina di tipo “S”, ovvero social, simile a quelle chirurgiche, ma non classificate come dispositivi medici. Come specificato nella circolare del ministero della Salute, infatti, esiste una distinzione tra le misure previste a favore dei lavoratori e quelle previste a favore della collettività. Per i primi è prescritto l’uso degli specifici dispositivi di sicurezza, per la collettività sono invece sufficienti mascherine filtranti prive del marchio Ce e prodotte in deroga alle normative vigenti, che assicurino di non determinare danni o rischi aggiuntivi. Il Gos avrà il compito di proporre lo sviluppo di quest’ultima tipologia di mascherina certificata al mercato regionale».
Una sorta di marchio di garanzia e qualità made in Umbria?
«Proprio così. L’obiettivo è quello di dare vita ad una filiera umbra a cui possano aderire tutte le aziende che lo desiderano e realizzare mascherine di qualità, in grado di garantire alcune specifiche e a poco prezzo. Il costo al pubblico potrebbe aggirarsi intorno ad un euro». Siete già al lavoro? «La macchina si è già messa in moto, in questi giorni abbiamo iniziato a lavorare su questo importante progetto che si rivolge al tessuto economico umbro. Nella regione sono presenti ditte che potrebbero produrre migliaia di mascherine, ci sarà spazio tutti. E’ un progetto importante per la salute dei cittadini e che potrà favorire l’aggregazione di quelle ditte umbre che si impegnano nella produzione delle mascherine e per contrastare la produzione e il commercio illegale dei predetti dispositivi. La speranza è quella di rappresentare un esempio virtuoso, un modello replicabile in altre regioni».
Quali requisiti dovranno avere le mascherine?
«Le mascherine dovranno rispondere a 5 requisiti essenziali: un’alta efficienza di filtrazione batterica,una buona respirabilità, una resistenza ai liquidi, la possibilità di pulizia microbica, e quindi devono essere prodotte in maniera igienica e, visto che sono aderenti alla pelle, devono avere una comprovata biocompatibilità e non provocare allergie».
Come avverrà il controllo qualità?
«Il Gos, utilizzando i laboratori di cui è attrezzata l’università, avrà il compito di controllare che le mascherine siano conformi ai requisiti richiesti secondo dei test svolti con una modalità a campionamento dei lotti di produzione, garantendo la qualità del prodotto finale. Le mascherine tipo S che passeranno il controllo del Gos, potranno ricevere un sigillo di garanzia da parte dell’Università degli Studi di Perugia e della Regione, così da favorirne la loro commercializzazione». 
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