«Bambini in quarantena lasciati con i nonni: così non è prevenzione»

Misurazione della temperatura ai bambini in classe
di Remo Gasperini
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Sabato 30 Gennaio 2021, 09:00

PERUGIA - Ottanta positivi su 10.723 tamponi effettuati nelle farmacie private tra la popolazione studentesca e il personale delle scuole. Questo l’aggiornamento a ieri del report sui test diagnostici rapidi effettuati nelle farmacie umbre. Il totale dei test è di 14.561 (in farmacia possono farli anche i normali cittadini) e il totale dei positivi pari a pari 181.

CASO XX GIUGNO

La ordinanza del sindaco Romizi che disponeva la chiusura per sette giorni delle scuole d’infanzia e primaria XX Giugno dell’IC Perugia3 sta scadendo e lunedì diverse classi del plesso dovrebbero riprendere le lezioni.

Il condizionale è d’obbligo perché con l’ipotesi zone rosse a macchia di leopardo i sindaci di 29 comuni a rischio hanno la facoltà di chiudere le scuole per una o due settimane, dunque bisognerà monitorare la situazione anche per quanto riguarda Perugia. Da parte sua, in merito alla specifica situazione del XX Giugno che alla data del 24 gennaio aveva fatto registrare 23 casi di positività con 9 classi e 182 persone in quarantena, il dottor Emilio Paolo Abbritti, referente per le scuole del Dipartimento di prevenzione della Regione, non trova controindicazioni al rientro: «Lo screening che abbiamo fatto nelle classi dei positivi ci ha fatto rilevare un solo caso, che per altro era una sorella di un altro già messo in quarantena quindi la dimostrazione che si tratta di un contagio domestico, sui 110 test eseguiti – dice Abbritti -, dunque possiamo dire che il contagio non è attivo e gli studenti risultati negativi per quanto mi riguarda possono tornare a scuola”. Quali riscontri dal testing che è in atto per studenti e il personale delle superiori? Su questo fronte non ho dati precisi perché seguono un altro percorso, però da quello che apprendo mi sembra rispettino le percentuali note di positività di 1,5 casi ogni cento test. Questi test sono comunque utili perché, come dire, aumentano la potenza di fuoco diagnostica ma va tenuto conto che sono persone asintomatiche che si presentano spontaneamente e che in teoria quindi non dovrebbero essere venuti in contatto con positivi perché in caso di contatto dovrebbero già essere state segnalate».

Al XX Giugno é stata una prova generale del programma tampone a “tempo zero”? «I test sono gli stessi ma le motivazioni sono diverse. Quello del XX Giugno è stato uno screening per fotografare una situazione più ampia anche per venire incontro alle preoccupazioni di tutti. Quello che faremo con il piano che partirà nei prossimi giorni è comunque indirizzato alla singola classe e il caso positivo porterà a un intervento sul suo gruppo classe. Ciò non toglie che anche in altri casi, se lo riterremo opportuno per qualche situazione particolare ripeteremo gli screening su tutto l’edificio perché è meglio andare a vedere piuttosto che rimanere nel dubbio». A proposito del non alimentare dubbio, sull’iniziativa della preside del liceo classico Mariotti di Perugia (non mandare a scuola gli studenti che hanno fratelli o sorelle in quarantena), non rientrando nelle procedure Abbritti non può esprimere giudizi. Però si limita a ricordare, e non è poco, in che cosa consista la quarantena. «Noi disponiamo la quarantena e ciò dovrebbe significare che chi è in quarantena deve stare nella sua stanza isolato dai familiari che, se fosse positivo, rischierebbero di contagiarsi. Invece per una serie di motivi non sempre avviene: in qualche caso c’è scarsa comprensione del termine quarantena, poi è vero che i bambini di 6-8-10 anni è difficile tenerli isolati. Così capita che vengano lasciati con i nonni e questo è l’obbrobrio della prevenzione; poi stanno a contatto in continuazione con tutti i familiari, fratelli compresi che il giorno dopo vanno a scuola con il rischio, se diventano positivi, di contagiare i compagni». Come dire la norma non c’è ma il buon senso ha il suo valore.

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