Coronavirus, lo sfogo della preside: «Io sto con gli studenti»

Coronavirus, lo sfogo della preside: «Io sto con gli studenti»
di Remo Gasperini
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Venerdì 8 Maggio 2020, 17:40
PERUGIA - «Mi schiero dalla parte degli studenti. Senza se e senza ma». Mariella Marinangeli, da dieci anni dirigente scolastico del Polo Liceale Mazzatinti di Gubbio, a tre giorni dal via della fase 2 che non ha interessato il mondo della scuola, sbotta e si schiera. «Ho condiviso pienamente le misure prese per il contenimento: hanno fatto bene a farci stare a casa e bravi sono stati i nostri ragazzi a non fare una mossa da quel 5 marzo. Ma ora un pensiero in più per loro ci vuole perché è a questa generazione che presto uscirà dalla scuola che affideremo la “ricostruzione” di questa Italia malconcia…». Un pensiero di che genere? «Intanto cominciamo a dire che abbiamo promesso loro che ne saremmo usciti, che sarebbe andato tutto bene e che la fine dell'anno scolastico sarebbe stata senza problemi. Agli studenti di quinta, anche se erano previste misure di allentamento, abbiamo sempre chiesto di restare uniti e compatti, che avremmo affrontato l'esame con sicurezza e con forza», spiega la Marinangeli sempre in prima fila per una scuola migliore anche nelle recenti battaglie dei presidi sulla sicurezza. Andiamo al punto: i ragazzi hanno seguito, si sono comportati bene seguendo i presidi e gli insegnanti però… «Però anche dopo gli allentamenti sono rimasti soli e non hanno nemmeno certezze su come sarà il loro esame di Stato. Le mamme e i papà al lavoro e a far la spesa, i piccolini con le loro passeggiate al parco e dai nonni, i fidanzati con le fidanzate. Misure che hanno riaperto per tutti, ma non per la generazione studentesca che socializza a scuola, ma anche nelle palestre, nelle partite a calcetto, nelle piscine, nei cinema, nei pub, nelle pizzerie, nelle discoteche. E gli amici non sono neanche congiunti, quindi non si possono incontrare nemmeno in giro per non creare assembramenti. Chiusi in casa. Di nuovo soli, davanti agli schermi dei tablet o degli smartphone a parlare fra loro e con i loro insegnanti. Ripeto, siamo al 7 maggio: vogliamo dare regole certe sulla valutazione di questo finale d'anno? E poi siamo certi sull’esame in compresenza? Diversi colleghi presidi del nord sono in disaccordo, alcune sigle sindacali pure. Ogni incertezza va tolta subito. Vogliamo parlare istituzionalmente o dobbiamo continuare a cercare informazioni su "Skuola.net" o su "Un giorno da pecora"? Certezze burocratiche, ma non serve anche qualcosa di concreto? «Certo. Chi è al potere nazionale e anche locale pensi alle necessità di questi ragazzi che non possono seguire anche il prossimo anno la didattica a distanza sugli smartphone. Quel che è stato fatto in emergenza non basta, ci vogliono ulteriori provvidenze per dotare tutti, proprio tutti, di strumenti adeguati. E poi c’è il problema del nuovo anno: spazi, arredi, personale, trasporti. Ma questo è un altro capitolo. E non piccolo».
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