Coronavirus, Manzotti(Cisl):«Ripartire subito da innovazione e sanità»

Angelo Manzotti segretario generale regionale della Cisl
di Luca Benedetti
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Mercoledì 8 Aprile 2020, 11:55
PERUGIA - Angelo Manzotti, segretario generale regionale della Cisl, lancia un messaggio chiaro: «Basta interessi individuali e divisioni politiche, è arrivato il momento dell’unità di intenti che devono tendere al bene comune».
Segretario Manzotti, quanto è alto il livello di preoccupazione del sindacato per l’emergenza e le ricadute sull’Umbria?
«La preoccupazione è altissima. Per questo dobbiamo lavorare tutti insieme sindacati, istituzioni, aziende e università per fronteggiare l’emergenza Covid-19 e iniziare a pensare a come ripartire una volta che tutto questo sarà passato»
Però non è che prima della crisi qui fosse tutto rose e fiori.
«La nostra regione già presentava e di tutti quei territori, aree interne o colpite dal terremoto, che già vivevano situazioni critiche e a rischio spopolamento. Basta passerelle: dalle parole ai fatti».
Problemi strutturali, ricostruzione ferma e spopolamento a cui si aggiunge la crisi da Covid-19, per l’Umbria una bomba che mina la crescita.
«Diviene centrale, come evidenziato prima a UmbriaTv e poi dalle colonne de Il Messaggero dalla presidente Donatella Tesei, la questione del Pil e quindi trovare nuove strade per creare sviluppo nella nostra regione. Forse tra i settori che prima di questa emergenza davano segnali in controtendenza, uno dei più strategici era quello del turismo. Un settore che può contare su grandi potenzialità: tra gli elementi distintivi di prestigio e di grande qualità che spesso ci vengono riconosciuti, anche a livello internazionale, ci sono quello enogastronomico, ambientale, religioso e culturale. Il turismo oggi però è completamento fermo».
Segretario, quindi per evitare la spirale Umbria che arretra-crisi da Covid-19, qual è l’antitodo?
«Una volta che ci saremo lasciati alle spalle l’emergenza Covid-19, dovremo rivedere il modello di sviluppo economico della nostra regione. Massima attenzione dovrà essere posta anche al settore sanitario: l’Umbria, infatti, può contare su un numero limitato di postazioni di terapia intensiva. Questo aspetto deve essere rinforzato. In passato poi si è pensato ad acquistare macchinari ma, questi, andrebbero utilizzati maggiormente in un’ottica di risposta efficace per il territorio. Una risposta che per il sindacato, e ringrazio chi lavora non solo in prima linea nell’emergenza, deve continuare a basarsi su un servizio pubblico».
Governo e sindacati hanno rivisto l’elenco delle attività essenziali. Che peso ha avuto nell’emergenza?
«Certamente, quello di rivedere l’elenco delle attività essenziali, è stato un passaggio importante e doveroso verso i lavoratori. Il sindacato confederale ha voluto stringere il più possibile le maglie delle aziende aperte e quindi ha fatto un accordo con l’Abi per anticipare la cassa integrazione in deroga per il mese di marzo. Viene prima la salute dei lavoratori. A rilanciare l’economia ci penseremo dopo: anche se non va dimenticato il ruolo strategico di Gepafin e Sviluppumbria, che anche in questa contingenza deve essere finalizzato nel dare risposte concrete alle imprese umbre».
Segretario, da attività essenziali ad attività strategiche post crisi. Quali saranno gli strumenti principali per dare respiro all’economia regionale?
«Sicuramente lo strumento strategico sul quale l’Umbria dovrà fare affidamento è quello dei fondi strutturali. Una volta superata l’emergenza sanitaria dovremo tutti insieme, sindacati, istituzioni, aziende e università, puntare su innovazione, formazione e fare tesoro di tutte quelle esperienze acquisite da tutti quei lavoratori che, costretti a casa, hanno continuato a portare avanti la propria attività. Per molti si tratta di nuove competenze, che potranno essere utilizzate anche quando la situazione tornerà normale».
 
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