Il gonfalone della Peste
salva Perugia dal coronavirus

Il gonfalone del Bonfigli
di Francesca Duranti
3 Minuti di Lettura
Giovedì 16 Aprile 2020, 09:06
PERUGIA Dal 1464, ancora una volta, la Madonna della Misericordia del Gonfalone del Bonfigli, ha protetto i perugini dalla pandemia. “C’è una provincia che sembrerebbe poter a giorni raggiungere per prima la stabilizzazione del numero dei contagiati, quella di Perugia”, così il CNR ha riferito alla rivista Scienzainrete, mostrando nel dettaglio l'andamento dei contagi. Un primato che a molti perugini, amanti dell'arte, e delle tradizioni popolari cattoliche, ha fatto tornare in mente il Gonfalone del Bonfigli, eseguito nel 1464, scampato alle spoliazioni napoleoniche e oggi conservato all'interno della Chiesa di San Benardino. La storia del Gonfalone del Bonfigli ci racconta la peste della fine del Quattrocento, come descritto dal Fabretti nel 1850, ed è sorprendente leggere la sua storia Secoli dopo notando incredibili analogie nei fatti. “Del mese di luglio cominciò la peste in Perugia, con tanta malignità che quasi tutto il popolo si dette a fuggire nel contado, la quale vi andò a trovarne molti, perché nella città nei uccideva molti”. Si racconta, inoltre, che al tempo della peste del 1464 un Magistrato ebbe a provvedere che per timore della pestilenza molti perugini fuggirono nel contado e per questo furono nominati dieci Signori eletti da alcuni cittadini, deliberando che si conducessero cento giovani all’interno della città di Perugia con onesto  stipendio a fare la guardia delle piazze delle porte. Sembra si parli di quarantena, di gente che fugge, sembra che nulla sia cambiato. Questo spaccato di storia ci racconta perfettamente l'iconografia di questa Madonna della Misericordia, che con il suo mantello ha protetto Perugia salvandola dalla pandemia. Il Gonfalone detto di San Francesco al Prato era il gonfalone per eccellenza della città, l’immagine di culto più venerata, cui spettava il posto d’onore fra gli stendardi nelle processioni penitenziali, anche perché l’immagine della Vergine era considerata particolarmente potente contro le guerre e le pestilenze. Non di rado nei gonfaloni umbri la Madonna appare misticamente sospesa sopra un aereo manto di nuvole, immateriale piano spaziale della composizione e allegorica linea di confine fra la scena celeste ed il mondo degli uomini, rappresentato dall’immagine urbana. Il Gonfalone fu dipinto da Benedetto Bonfigli nel 1464 per una confraternita, che aveva la sua sede proprio nella chiesa francescana. Al centro è rappresentata la Madonna in un sontuoso vestito, che si allarga in grande manto sotto il quale accoglie la comunità perugina riunita e preoccupata per la pestilenza scoppiata in città, a protezione da Cristo giudice, che è in alto tra l’angelo della Giustizia, con la spada sguainata, e l’angelo della Misericordia, che ripone la spada nel fodero in atto di clemenza. Intorno alla Vergine sono raffigurati dall’alto in basso: a sinistra, i Santi Lorenzo, Ercolano, Francesco e Bernardino; a destra, i Santi Ludovico di Tolosa, Costanzo, Pietro martire e Sebastiano. Sotto, si dispiega la veduta della città, verso cui avanza la Morte alata, in forma di scheletro e armata di frecce, trattenuta e respinta con una lancia dall’Arcangelo Raffaele, mentre alcuni abitanti si danno alla fuga.
In questo periodo infausto, è suggestivo pensare che, proprio ora, il Gonfalone sarebbe dovuto rientrato nella sua casa di origine, all'interno della Cappella degli Oddi, grazie al restauro concluso di San Francesco al Prato e alla generosità di un moderno mecenate (Sterling s.p.a) che come fece la confraternita Secoli fa, oggi riporta lo stendardo nel suo luogo di culto ad essere ammirato dai cittadini.
© RIPRODUZIONE RISERVATA