Coronavirus, prestiti e fondi a imprese
e artigiani i consigli dell'esperto

artigiano al lavoro con il corona virus
di Fabio Nucci
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Martedì 12 Maggio 2020, 08:37

PERUGIA In Umbria 7mila imprese artigiane, pari a circa il 30% del totale, sono nel limbo, strette tra due mesi di blocco e prospettive ancora nebulose. Molte di loro fanno affidamento sulle risorse del decreto Liquidità che, però, sono insufficienti per sostenere la loro ripartenza. «Gli imprenditori vanno messi in condizione di prendere le decisioni giuste per le loro aziende - osserva Roberto Giannangeli, direttore generale di Cna – ma se non hanno potere contrattuale con le banche è difficile farlo».
Nasce da qui la richiesta alla Regione, di sostenere e rafforzare i fondi rischi dei Confidi dell’artigianato per accompagnare le imprese nella ripartenza con un apporto finanziario corretto. «I contraccolpi del lockdown si stanno rivelando pesantissimi e le risorse previste all’interno del decreto Liquidità non basteranno», sostiene Antonello Cozzali, presidente Fidimpresa Umbria, confidi di emanazione della Cna. «Il limite massimo del 25% del fatturato previsto dal governo nella concessione di nuovi finanziamenti da parte del sistema bancario, infatti, impedisce alle imprese di ottenere la liquidità sufficiente a ripartire con tranquillità». Così, il settore artigiano, che aspetta di riaprire i battenti, ad esempio con parrucchieri ed estetisti, torna a spingere per riattivare il sistema di garanzie regionali attivato tra il 2010 e il 2012 per fronteggiare la crisi economico-finanziaria del 2008. «Strumenti recepiti anche dal testo unico dell’Artigianato approvato nel 2013 che prevedono il rafforzamento dei fondi rischi dei confidi che - aggiunge Cozzali - consentono di ottenere un effetto leva che nessuna misura diretta può garantire. Con 10 milioni di fondo rischi, ad esempio, i confidi potrebbero garantire almeno 120 milioni di finanziamenti alle imprese». Ne consegue che, calcolando una media di 20mila euro per ogni pratica, tale meccanismo equivarrebbe a facilitare l’accesso al credito per almeno 6mila aziende della regione. «I confidi servono proprio a mettere le imprese nella condizione di operare la scelta più giusta nel trattare con le banche nuove linee di finanziamento», aggiunge Giannangeli. «In Umbria è difficile realizzare un sistema dalle garanzia regionale ma in questi giorni ci sono confidi di altre regioni che stanno facendo finanziamenti diretti alle nostre imprese: è indispensabile che la Regione riprenda in mano questo fascicolo».
Non tutto, infatti, può essere gestito dal sistema bancario. «Gli istituti di credito umbri, che hanno adeguato le procedure al decreto Liquidità, sono ingolfati da pratiche di piccolo o piccolissimo importo», aggiunge Cozzali. «Per la gran parte sono finanziamenti che le banche hanno poco interesse a portare avanti, vista la loro scarsa remuneratività. L’elevato numero di pratiche arrivate rende inoltre difficili risposte in tempi utili». Molti istituti inoltre sembrano orientati a facilitare il consolidamento dei finanziamenti ante-emergenza, trasformando linee di credito a breve in finanziamenti a lungo termine. «Una soluzione non sempre adeguata alle esigenze delle imprese – sostiene il presidente di Fidimprese - mentre di sicuro i consolidamenti vanno nella direzione di un maggior interesse per le banche che trasformando gli affidamenti su conti correnti e sconti fattura in prestiti a lungo termine, possono ottenere maggiori garanzie dal fondo centrale senza dover passare dal decreto Liquidità». Si arriva così alla richiesta di rafforzare il ruolo dei confidi artigiani. «Nessuno, di fronte all’emergenza Covid-19, ha a disposizione i patrimoni e i fondi rischi necessari per accompagnare in banca tutte le imprese, aggiungendo le garanzie accessorie rispetto a quelle concesse dallo Stato», aggiunge Cozzali. «Confidiamo in un riscontro positivo da parte della Regione perché la misura potrebbe essere attuata in tempi brevi applicando norme esistenti»
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