Il medico in prima linea: «A Perugia terapie intensive tutte Covid e non basteranno»

Il medico in prima linea: «A Perugia terapie intensive tutte Covid e non basteranno»
di Luca Benedetti
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Domenica 25 Ottobre 2020, 08:45

PERUGIA - Come le lettere dal fronte. Adesso ci sono i post dal fronte. E il fronte è quello degli ospedali. Post con foto e sembra di essere tornati indietro di sette mesi. L’ultimo che fa discutere (un centinaio di commenti e quasi 500 reazioni e altrettante condivisioni a ieri sera) è quello del dottor Antonio Galzerano, medico della Rianimazione del Santa Maria della Misericordia.
Poche righe postate nella notte tra venerdì e sabato che fanno capire bene e fanno tremare: «Le Terapie intensive di Perugia da oggi sono tutte Covid e tanto non basteranno a gestire i pazienti critici della regione. Non stupiamoci ora, perché tutto questo oltre che prevedibile era evitabile. L’uomo non impara dai propri errori, non costruisce alcun futuro. Ita est!». Descrizione e poi commento di una situazione che, numeri dei positivi alla mano e crescita della curva del contagio, è comunque critica per stessa ammissione della Regione.
Lo dicono anche i numeri dei ricoveri. Quelli Covid passano da 204 a 228 in un giorno con le terapie intensive che salgono di 4 ricoverati.
I RICOVERI
Proprio i dati dicono che sta sotto pressione, in particolar modo, Perugia. Da quello che filtra ieri un’ottantina di ricoveri in totale. Un’altra spallata al delicato equilibrio dell’ospedale che è, di fatto, in modalità lockdown. Gran lavoro sin dal mattino per ricostituire la Stroke Unit dopo l’utilizzo di spazi Covid. Al lavoro la task force del Santa Maria della Misericordia guidata dal commissario straordinario, Marcello Giannico. Impegnati in prima fila nel riassetto Mario Amico, coordinatore dell’ufficio accoglienza, Laura Frontetrosciani, Tina Borchiellini e l’ingegner Piero Rosi. Un riassetto che arriva il giorno dopo il piano che ha in gran parte bloccato l’attività non urgente dell’ospedale (sia quella chirurgica che le prestazioni ambulatoriali) come chiesto nei giorni scorsi ad Asl e Aziende ospedaliere dal commissario straordinario per l’emergenza, Antonio Onnis con la lettera di mezza pagina inviata martedì.
GLI AMBULATORI
Un segnale di normalità a proposito di blocco delle prestazioni, arriva dalla Asl 1 che oggi garantirà gli ambulatori aperti per il recupero delle prestazioni sospese durante il lockdown. Nello specifico all’ospedale di Gubbio-Gualdo Tadino dalle 8 alle 18 sarà possibile effettuare gli screening mammografici e, dalle 9 alle 19, le risonanze magnetiche. All’ospedale di Città di Castello, invece, dalle 7,30 alle 19,30 verranno effettuate le risonanze magnetiche. Gli ambulatori di piazzale Europa a Perugia saranno aperti per gli esami radiologici e le ecografie nonché le visite neurologiche dalle 8 alle 13. Le prestazioni, spiegano dalla Asl sono riservate agli utenti già contattati dal Cup, che dovranno presentarsi con la prestazione già pagata. Segnale che il blocco non è totale.
INFERMIERI IN FUGA
In questa situazione di emergenza arriva la denuncia del sindacato NurSind per bocca del coordinatore Marco Erozzardi della fuga di infermieri che si dimettono dalle strutture umbre per andare a lavorare con contratti a tempo indeterminato nelle regioni vicine. Una delle storture legate anche al concorsone della Asl 2 finito nel mirino per una serie di errori. Il sindacato degli infermieri chiede misure straordinarie per il personale degli ospedali e un incontro con la presidente della Regione, Donatella Tesei. Il NurSind chiede il tracciamento di tutto il personale sanitario con tamponi a tappeto e il pagamento dell’indennità di malattie infettive al personale impegnati nei reparti Covid.
LA REGIONE E LE ASSUNZIONI
A proposito di assunzioni soprattutto per coprire il turn over, la giunta regionale, ha dato mandato alle Aziende ospedaliere e alle Asl, con una delibera di giovedì scorso, «di utilizzare tutti gli strumenti consentiti dall’ordinamento vigente e funzionali al tempestivo potenziamento degli organici necessari per la gestione dell’emergenza ed il mantenimento dei livelli di prestazioni erogate dalle strutture». Vine chiesto di scorrere le graduatorie e per quei casi in cui chi dovrà essere assunto si trovi in posizione utile in più di un’azienda, di fare in modo che venga privilegiata che ha la necessità di un maggiore fabbisogno di personale. C’è un paletto importante: chi verrà assunto dovrà rimanere in servizio «nella struttura di assegnazione per almeno 5 anni».

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