Coronavirus, uno tsunami. Ora tamponi solo ai contatti con sintomi

Coronavirus, uno tsunami. Ora tamponi solo ai contatti con sintomi
di Fabio Nucci
4 Minuti di Lettura
Venerdì 23 Ottobre 2020, 08:24 - Ultimo aggiornamento: 10:33

PERUGIA - Se a marzo qualcuno ironizzava sulla proverbiale chiusura degli umbri per giustificare i contenuti livelli del contagio, oggi potrebbe esserci la condizione opposta a motivare l’avanzata esponenziale della curva dei positivi. Una regione più aperta di altre ai turisti, con 11 voli settimanali da monitorare e contatti di positivi che in pochi giorni si sono moltiplicati, mandando in tilt il sistema di sorveglianza. La progressione dei casi Covid in Umbria trova spiegazione anche in tali valutazioni, espresse dal commissario straordinario Antonio Onnis. Il quale ha parlato di «evoluzione con numeri assolutamente preoccupanti», usando termini come «tsunami» e «guerriglia» con riferimento all’ondata e all’azione del virus che avanza tramite gli asintomatici. Ieri, il nuovo record con 407 positivi certificati, 350 dei quali “asintomatici”. «Il virus gira tramite i contatti non viaggia da solo – ha ribadito – e solo se riusciamo a bloccare questa “autostrada” (rappresentata dalle persone) riusciremo a sconfiggerlo o quanto meno a contenere gli effetti». Coi nuovi casi giornalieri quintuplicati in due settimane, la Regione cerca le contromisure per controllare e rallentare tale avanzata, preservando il sistema ospedaliero e sanitario, già «in condizioni di impegno gravoso». Un approccio che punta a una nuova strategia di “testing”, semplificando la sorveglianza. «Si prevede di diagnosticare tempestivamente i sintomatici per poi porli in isolamento contumaciale e isolare i contatti stretti senza testarli nell’immediato», ha spiegato Onnis. Sarebbe impossibile sottoporre a tampone tutti i contatti, considerando che il tracciamento sta mettendo a dura prova i servizi. «C’è una difficoltà nella presa in carico ed è indispensabile rivedere la strategia: con 407 nuovi casi in un giorno, considerando la condizione di mobilità delle persone, bisognerebbe prendere in carico 8mila persone facendo una previsione ottimistica». Da qui la decisione di sottoporre a tampone solo i contatti sintomatici del nuovo caso, lasciando in isolamento per 14 giorni le altre persone. Più snello anche l’iter per i “casi sospetti”. «Di solito sono individuati dai medici di medicina generale che, valutate le condizioni, dispone l’esecuzione del tampone e dà indicazioni per l’immediato isolamento fiduciario». I tempi tra i sintomi o l’esito del tampone positivo e la presa in carico (compreso il tracciamento) si stanno pericolosamente allungando per questo sono state previste 11 Usca in più (5 nella Usl Umbria 1) con 13 e 15 medici aggiuntivi nelle due Asl che si aggiungono agli attuali 80 in servizio. Sotto la lente anche la logistica, col secondo Covid hotel, dopo Villa Muzi a Città di Castello, che in settimana sarà definito. Si darà priorità alla sorveglianza su operatori sanitari e pazienti che accedono agli ospedali, su operatori dei servizi essenziali e residenze assistite o protette. Sullo sfondo resta il dilagare dei casi che nell’ultima settimana sono cresciuti del 46,1%, secondo dato più alto dopo la Campania, con gli attualmente positivi quasi raddoppiati (+80%). «L’Umbria cresce di più perché nella prima fase è stata meno colpita e le persone sono meno protette dal virus», osserva Onnis. «Insieme alla Puglia ha inoltre goduto della ripresa turistica più di altre regioni, con più movimenti in entrata con eventi che (tra settembre e inizio ottobre, ndr) hanno contribuito alla circolazione del virus». Ora, con un lockdown al 40%, «c’è spazio per altri interventi contenitivi, mettendo insieme esigenze sanitarie e di comunità». Onnis ha anche invitato a usare in modo logico l’esito dei tamponi. «Non può essere un elemento di tranquillità: la corsa al tampone è comprensibile ma non aiuta nel controllo della situazione».

Una falsa sicurezza che ha alimentato la diffusione familiare, con casi di interi nuclei positivi, e tra amici. «Quello tra piccoli gruppi è uno dei meccanismi più frequenti», aggiunge il commissario che rispetto alla scuola ha ribadito che non è l’attività didattica a diffondere il virus ma la movimentazione di 140mila persone. «Soggetti che si assembrano dopo la scuola in occasioni di socialità e ritrovo». Come accaduto a un gruppo di 8 studenti, tre dei quali contagiati durante un aperitivo. Non va meglio nei trasporti. Racconta uno studente di scuola superiore della periferia di Perugia, risultato positivo: «L’unica situazione di contagio è il pullman che quest’anno è più affollato dello scorso e i ragazzi stanno col naso scoperto». Poi ci sono gli assembramenti del sabato sera. «Ce n’erano di ragazzi davanti alla Prefettura senza mascherina e nessuno controllava», segnala un lettore. Tra i nuovi casi: a Magione positivi diversi vigili urbani, sostituiti dai carabinieri. Fab

© RIPRODUZIONE RISERVATA