Onnis, commissario per l'emergenza: «Si è abbassata la percezione del pericolo. Così tornano a rischio le prestazioni sanitarie»

Onnis, commissario per l'emergenza: «Si è abbassata la percezione del pericolo. Così tornano a rischio le prestazioni sanitarie»
di Luca Benedetti
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Sabato 10 Ottobre 2020, 09:00

PERUGIA - Al sesto piano del palazzo del Broletto, sede operativa della Regione, i numeri aiutano a capire l’emergenza, ma lo fanno ancora di più le parole del commissario straordinario per l’emergenza, Antonio Onnis.
Tabelle, proiettore, mascherina e grande equilibrio. Ma si nota lontano un miglio la preoccupazione nel mettere sul tavolo i numeri e di raffrontarli con quelli del lockdown. E la tensione è più chiara quando, quasi a fine conferenza, arriva il dg della sanità regionale, Claudio Dario, fresco di vertice nazionale della cabina di regia sull’andamento del Covid-19.
La curva in crescita con i 151 casi positivi censiti ieri porta Onnis a usare la parola «allarme». Tanto che gli esperti della Regione sono preoccupati di dati e comportamenti. Dati e comportamenti che possono avere riflessi pesanti, naturalmente, sulla tenuta del sistema ospedaliero regionale già sotto pressione nei reparti di Malattie infettive, Pneumologia e anche nelle Medicine. Situazione non da emergenza nelle Terapie intensive. Questo significa che significa, in caso di numeri che si avvicini a quello del lockdown, rimettere di nuovo a rischio le prestazioni ospedaliere non legate alle emergenze. Cioè la Regione è pronta a «interventi urgenti». I numeri dicono che il tasso di ospedalizzazione stabile al 5,4% e che, al momento, all’aumento dei numeri di positivi aumentano in modo direttamente proporzionale i ricoveri in isolamento nei reparti Covid.
Spiega Onnis: «Siamo preoccupati dall’abbassamento di livello di percezione del rischio della popolazione». E per quanto riguarda i numeri, l’andamento dell’indice Rt che dal 22 settembre è stabilmente sopra a uno. Ieri l’ultimo rilevamento del ministero della Salute per il campanello di allarme del contagio indicava, per l’Umbria, il dato di 1,12.
Un altro elemento di preoccupazione è il contact tracing presenta già alcuni elementi di difficoltà. Cioè il tracciamento dei contatti dei positivi. Anche in questo caso vengono in soccorso i numeri per dire quante persone vanno in carico al servizi sanitario pubblico ogni volta che c’è un positivo scoperto visto che, in media, vengono tracciati una cinquantina di contatti. Basta moltiplicare il dato per i 151 positivi di ieri per arrivare a una dato da brivido sul numero delle persone che vanno controllate.
Altro elemento critico è il fatto che «si evidenzia in alcune aree un allungamento del tempo fra la segnalazione e la diagnosi» Ma c’è’ anche, ha spiegato Onis, il fatto che i nuovi casi non sono collegati a cluster già noti. A proposito del carico sul servizio sanitario pubblico va sottolineato come siano cresciuti i controlli, ecco un altro aspetto complesso del tracciamento, relativo ai paesi a rischio che hanno portato, per esempio in aeroporto, i controlli (cioè i tamponi) non più su tre voli, ma sui passeggeri di undici voli settimanali.
Eppoi c’è la partita ospedaliera. Che è delicatissima e ha già fatto drizzare le antenne ai sindacati. L’obiettivo, ha detto chiaramente Onnis, è quello di difendere e garantire tutte le attività assistenziali che non sono legate al Covid-19 «evitando la drastica riduzione delle stesse come avvenuto in fase di lock-down», ma non è detto che si riesca a evitare il blocco dell’attività ordinaria. La Regione si muove con «un modello in livelli subentranti», cioè valutando gli scenari di organizzazione in base all’andamento della curva dei contagi.
«La gestione dei pazienti Covid positivi o sospetti- spiegano dalla Regione- compatibilmente con il necessario impegno di risorse per fronteggiare la eventuale seconda ondata dell’epidemia, dovrà salvaguardare non solo le reti cliniche tempo dipendenti e le attività chirurgiche di emergenza e quelle rivolte al trattamento delle patologie cosiddette “maggiori”, ma finché possibile tutte le altre attività assistenziali e di screening per la popolazione».

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