PERUGIA - Ancora un nuovo inizio dell’anno scolastico. Il terzo, stavolta con il 75% dei 40mila studenti umbri delle superiori a casa ogni giorno, seppure a turno, che raccontano di 30mila in Dad. Messo da parte il problema dei banchi (ma ancora a qualche scuola devono arrivare), e praticamente concluso quello delle nomine, restano sul tappeto vecchi problemi e la connettività alla rete torna ad essere un’esigenza di primo piano. Se per gli studenti che abitano nei due capoluoghi la situazione è accettabile, problemi e nemmeno piccoli ci sono per chi vive nei centri minori per non dire in campagna e in montagna. Secondo i dati di una ricerca, in Umbria la percentuale di abitanti raggiunti dalla fibra è di circa il 50% il che vuol che di zone bianche ancora ce ne sono eccome e chi vuole connettersi deva arrangiarsi a velocità più basse. Le scuole, come hanno fatto per tutto il resto, si sono adeguate potenziando, con robusti investimenti, le loro connessioni e fornendo i propri studenti che ne erano privi di devices per seguire le lezioni, ma il problema si pone a domicilio dove non tutti i ragazzi possono collegarsi con facilità e continuità. Sui siti delle scuole in queste ore è tutto un pullulare di schemi orari calibrati sui turni di chi sta a casa e chi in presenza, ma vengono anche rilanciate informazioni su disponibilità di computer e tablet assegnati in comodato d’uso. Su questo fronte nei giorni scorsi l’assessore regionale Paola Agabiti ha annunciato «lo stanziamento di 200 mila euro per aiutare gli studenti delle scuole secondarie di II grado a far fronte alle spese di connessione o per l’acquisto di dotazioni informatiche necessarie per la didattica a distanza». Altro problema che torna in primo piano è quello dei trasporti, che poi è il nodo sul quale s’è fermata la didattica in presenza per tutti. Praticamente quasi nessuna delle scuole superiori umbre dopo la limitazione del 50% per cento di presenze ha spostato la prima entrata “non prima delle nove”, ma questo nuovo dpcm potrebbe cambiare le cose e i dirigenti scolastici si chiedono se il servizio trasporto sia in grado eventualmente di adeguarsi. Busitalia è già stata interpellata in merito. Ma c’è un’altra preoccupazione: il calo degli studenti giornalieri indurrà i gestori del servizio a calare i mezzi aumentati per evitare assembramenti? Il risultato sarebbe tornare a bus affollati che tali sarebbero, in questo momento di contagio, anche con il 60% della capienza.
I COMMENTI
Sulla connettività nel capoluogo ci sono situazioni tranquille.