La governatrice: «Situazione virus seria»
l'ultimo piano d'emergenza degli ospedali

La governatrice: «Situazione virus seria» l'ultimo piano d'emergenza degli ospedali
di Federico Fabrizi
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Giovedì 22 Ottobre 2020, 08:15

PERUGIA La linea del fronte sta lì: nelle corsie degli ospedali. La mossa attesa da giorni arriva: 70 posti letto Covid a Spoleto e 30 a Pantalla. Per ora a Todi andranno i pazienti meno gravi.
I numeri sono tradotti dalla governatrice Tesei in un’espressione: «Situazione seria», dove l’aggettivo è scelto con comprensibile prudenza. I pazienti Covid ricoverati sono saliti ieri a 172, cioè 48 in meno rispetto al picco più alto dall’inizio della pandemia raggiunto il 23 marzo e il 3 aprile, quando la curva aveva toccato quota 202. Abbastanza per convincere la giunta regionale a far scattare il piano di emergenza: due ordinanze che resteranno in vigore fino alla fine di gennaio - ma potranno essere prolungate - e che ridisegnano una parte della mappa dei servizi sanitari.
IL GRADO DI EMERGENZA
Nella scala dell’allerta i tecnici fissano a livello IV il grado attuale di occupazione dei posti letto. Le terapie intensive ospitano 20 pazienti Covid: il picco è stato di 48. Ma a far preoccupare è la velocità con cui si alza la curva dei malati. «L’indice Rt – spiega l’assessore alla Sanità Luca Coletto – al 20 marzo era di 1 e oggi è all’1,69. In 16 giorni, dal 4 al 20 ottobre, in Umbria si è passati da 48 a 170 ricoveri di persone positive al Covid, il 254 per cento in più, mentre i ricoveri nel reparto di terapia intensiva da 6 del 4 ottobre sono diventati 20, con una crescita del 233 per cento».
Viene prevista l’attivazione di 175 posti tra le varie discipline e salgono da 77 a 81 i letti delle terapie intensive (Covid e non), con la possibilità di arrivare in pochi giorni a 124. Di più: Palazzo Donini ha scritto al commissario per l’emergenza Domenico Arcuri chiedendo altri ventilatori per incrementare ulteriormente i posti letto di emergenza.
L’assetto: le aziende ospedaliere di Perugia e Terni svolgono il ruolo di Dea (dipartimento emergenza e accettazione) di secondo livello, cui si affiancano Gubbio, Città di Castello, Foligno, Spoleto e Orvieto come dea di primo livello e gli ospedali di base di Castiglione del lago, Umbertide, Assisi, Media Valle del Tevere Narni, Amelia e le strutture dedicate.
SINDROME NIMBY
La Regione incontrerà nei prossimi giorni l’Anci per fare il punto con i sindaci. In quelle ordinanze, infatti, non c’è solo l’elenco dei reparti da spostare ma è riassunta un’idea: «La rete degli ospedali è una, in tutta la regione», scandisce la governatrice in conferenza stampa, tradendo un pizzico di tensione con il gesto del pugno battuto sul tavolo. Il riferimento all’atteggiamento “no lazzaretto a casa mia” di qualche primo cittadino negli ultimi giorni è fin troppo chiaro. Una sorta di sindrome “nimby”: non nel mio giardino. «Queste misure sono temporanee, mi impegno io a garantirlo - rimarca Tesei - il nostro programma prevede la riorganizzazione e riqualificazione di molte strutture umbre... ma ora facciamo i conti con la pandemia e tutte le misure e tutti i posti possono servire adesso, senza distinguo, lo abbiamo previsto chiaramente in un piano di interventi modulare. Ora serve l’apporto di tutti perché oltre al Covid dobbiamo curare anche le altre patologie».
E in serata arriva anche la sottolineatura dai parlamentari della Lega: «Nessun ospedale verrà chiuso o smantellato dopo l’emergenza Covid. Chi lo dice sarà smentito dai fatti».
LE ALTRE MOSSE
Al riassetto degli ospedali si sommano pure altre misure d’emergenza. E’ in dirittura d’arrivo la convenzione per il secondo “Covid Hotel”: sarà a Deruta e affiancherà quello di Città di Castello per ospitare i positivi clinicamente guariti e chi non può portare avanti la quarantena in casa.
Potrebbe essere modificato presto anche il sistema di tracciamento. La Regione dialoga con i medici di base per far eseguire i test direttamente a loro e creare un’organizzazione più snella che coinvolga per i tamponi anche le farmacie. L’obiettivo è rafforzare la rete sanitaria sul territorio.
L’APPELLO
Dalla giunta regionale arriva in un momento particolarmente delicato anche un appello rispetto all’utilizzo dei tamponi: «Non ha senso la corsa al tampone all’indomani di un contatto potenzialmente sospetto in situazioni del genere la scelta più opportuna è quella di isolarsi e attendere almeno quattro o cinque giorni per la potenziale incubazione del virus».

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