Dopo il coronavirus la Pediatria rischia
di chiudere, ecco il modo per salvarla

Reparto neonatale
di Federico Fabrizi
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Lunedì 13 Luglio 2020, 08:52

PERUGIA L’emergenza, la politica, il passato. C’è un po’ di tutto questo nel rischio di stop all’attività di Pediatria all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia. Il nuovo commissario Marcello Giannico è chiamato ad una sorta di mission impossible: tra una settimana stop agli ambulatori e restano una ventina di giorni per evitare il fermo del reparto. «Lavoreremo per individuare le risorse e definire le procedure per l’affidamento di incarichi professionali aggiuntivi, in modo da risolvere le criticità esistenti scongiurando una riduzione del servizio», spiega lui, arrivato solo all’inizio del mese e già con una grana bella grossa da risolvere. 
Il caso Pediatria è un’emergenza di tempo e non solo, perché manca il personale, perché lo tsunami di Concorsopoli non è certo passato senza lasciare tracce e perché l’emergenza Covid dentro un’altra emergenza ha fatto il resto. Giannico e l’assessore Coletto ne hanno parlato a lungo in questi giorni: l’intento è disinnescare la mina.
LA POLITICA
Dalle opposizioni è fuoco di fila. I consiglieri del Pd in Regione erano stati i primi a sollevare il caso nei giorni scorsi ed ora il segretario dem Walter Verini parla di «inadeguatezza», con accanto la senatrice perugina del M5S Emma Pavanelli che rincara la dose: «la sanità umbra sta perdendo pezzi».
Un’altra senatrice, l’azzurra Fiammetta Modena, veste i panni della difesa di Palazzo Donini: «La giunta regionale sta rifondando la sanità, perché di questo si parla. Pediatria viene da una storia molto tormentata. Chi ha avuto la responsabilità politica e amministrativa potrebbe avere la decenza di tacere».
LE AZIONI
L’obiettivo della Regione è scongiurare il blocco di un reparto fiore all’occhiello del sistema sanitario regionale. Potrebbero arrivare rinforzi a strettissimo giro di posta, forse da un altro ospedale della regione per tamponare le giornate più difficili dell’emergenza. Ma il problema è la carenza di medici, tra l’altro i pediatri disposti ad intraprendere la carriera nel sistema pubblico sono pochi e questo rende ancora più complicata la situazione.
LA RIFORMA
Ma in controluce s’intravede già la nuova convenzione tra Università e Regione, con l’ipotesi di una riforma dell’assetto delle aziende sanitarie. La Cisl Medici gioca d’anticipo: «Un’azienda sanitaria unica Perugia-Terni non risolve il problema dell’integrazione tra ospedali e territorio - dice il segratrio regionale Tullo Ostilio Moschini - occorre mantenere due aziende sanitarie, nord e sud, con ospedali integrati tra di loro con una propria missione sul territorio: distretti, servizi, medicina generale, continuità assistenziale, una scelta che consentirebbe una migliore e più veloce gestione economica e del personale».

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