Coronavirus, la pediatra e i consigli dalla parte
del bambini. «Canzoni perché lavarsi diventi un gioco»

Cinzia Fanfano in una delle sue missioni in Africa
di Egle Priolo
3 Minuti di Lettura
Martedì 24 Marzo 2020, 11:10 - Ultimo aggiornamento: 11:13
PERUGIA - Pangono pangono. Piano piano. Così in Africa scandiscono il tempo e così sarebbe necessario scandire le giornate ai tempi del coronavirus. Creando rituali utili e facilmente replicabili anche per i bambini, per aiutarli a comprendere quanto sta succedendo fuori casa e insegnando loro come difendersi dal virus. Parola di Cinzia Fanfano, pediatra apprezzata e non solo per il suo impegno in Malawi, una vita a contatto con i bambini e tanto fortunata da amare follemente il suo lavoro. Parla di speranza, Fanfano, ma non dimentica di ricordare a tutti di stare a casa.
Dottoressa, i bambini forse sono le persone che stanno reagendo meglio a questa quarantena, più elastici probabilmente a modificare le proprie routine, ma sono anche quelli che la capiscono meno. Per aiutarli a difendersi, è meglio fornir loro verità edulcorate o piccole bugie?
«Io direi la verità, con un dialetto adatto all'età del bambino e partendo dall'ascolto più che dallo spiegare. Non è detto che le nostre paure siano le stesse percepite dal piccolo. È importante quindi calibrare la risposta con fermezza e dare sempre una speranza. Perché la luce non è in fondo al tunnel, ma dentro di noi».
Come gestire i più piccoli sul fronte dell'igiene anti contagio?
«La gestione del bambino dovrà essere quella di sempre. Insegnargli a lavarsi le mani con attenzione, almeno contando fino a venti. Può essere utile farlo cantando, per renderlo divertente, e con sapone colorato, alla stessa stregua di come si lavano i dentini. È fondamentale seguire il bambino nel suo rituale fino a quando non sarà parte di lui. E poi, in questo momento di pandemia, insegniamo a farlo starnutire all'interno del gomito, a non baciare gli altri o farsi baciare e facciamolo giocare con oggetti facilmente pulibili. E non teniamo la tv sempre accesa».
E per la pulizia di casa?
«Disinfettiamo le superfici, ma anche giochi e tablet».
Come riempire le loro giornate, per renderli meno nervosi, ma anche per rendere magari utili queste giornate in casa?
«Rispolveriamo vecchi giochi, ma anche vecchie foto di famiglia, la nostra memoria storica. E poi, anche se lontani, non priviamoli dei nonni, ma parliamone, facciamo videochiamate in modo che possano parlarsi e vedersi. Coloriamo, giochiamo con loro, facciamo attività creative. E gestiamo più il nostro tempo. Mi viene in mente l'Africa, dove tutto è scandito da una parola “pangono pangono” cioè “piano piano”, un bel silenzio non fu mai scritto».
Parlando invece del virus, con i bambini, soprattutto se molto piccoli, è difficile capire di cosa soffrano. Ci sono sintomi che possono mettere in allerta i genitori?
«I segni non sono facili da isolare. Per capirci, un bambino affetto da asma bronchiale ha un triage diverso da un bimbo in piena salute. Una febbre di un bambino con immunodepressione per malattia cronica pesa diversamente da una febbre di un neonato sano che magari si è vaccinato. Il consiglio, quindi, rimane fermo: chiamare il proprio pediatra di fiducia sempre e in questo momento anche subito. Sarà lui che poi darà indicazioni. Senza dimenticare un'ulteriore raccomandazione: informarsi solo sui siti ufficiali dell'Istituto superiore di sanità o del Ministero della salute».
Le statistiche sembrano dire che i bambini siano meno esposti al virus o comunque con decorsi meno gravi. È vero? Se sì, perché?
«I dati sulla non aggressività del Covid 19 sul bambino parlano chiaro, ma questo non ci deve far abbassare la guardia. Sul perché ci sono solo ipotesi. Un'immunità innata, una minore esposizione a agenti inquinanti o l'aver fatto il vaccino contro la tubercolosi. Ma, ripeto, sono solo ipotesi. Di certo, da sempre una malattia infettiva è meno aggressiva nel bambino sano rispetto all'adulto, basti pensare alla varicella o alla coxachiosi».
In conclusione?
«Dobbiamo avere fiducia e, soprattutto, restare a casa».
Nella speranza che la situazione torni alla normalità. Pangono pangono.
© RIPRODUZIONE RISERVATA