Coronavirus: olio, vino e pesce rischiano di essere buttati

Coronavirus: olio, vino e pesce rischiano di essere buttati
di Fabio Nucci
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Mercoledì 13 Maggio 2020, 19:30
PERUGIA-  A fronte di tante imprese che sono state bloccate dall’emergenza sanitaria, ce ne sono altre che non si sono mai fermate ma il frutto del loro lavoro ora rischia di andare perduto. E con esso, vacilla la tenuta del made in Umbria nel mondo. Olio, vino, formaggi e pesce garantiti dalle circa sessanta cooperative di Fedagripesca sono infatti rimasti in magazzino, alimentando per ora solo la crisi finanziaria che caratterizza la gran parte delle piccole e medie imprese della regione.
«I nostri associati non hanno mai sospeso la loro attività – evidenziano Sergio Maneggia e Valter Sembolini, presidente e vice della federazione aderente a Confcooperative - ma ora oltre ad aver subito perdite di fatturato enormi non recuperabili nell’anno in corso, si ritrovano anche con magazzini pieni di prodotti da smaltire per poter accogliere i prossimi raccolti».
Cantine cooperative ma anche oleifici, zootecniche, caseifici, ortofrutticole e le cooperative della pesca sono piene di prodotto di prima qualità che non ha trovato e probabilmente non troverà collocazione sul mercato. «Questa merce va subito indennizzato al prezzo di mercato – chiedono Maneggia e Sembolini - e quindi smaltita togliendola dal mercato per evitare il deprezzamento e quindi la beffa oltre al danno per i produttori. Il prossimo Decreto deve assolutamente contenere chiare misure in tale direzione, prima che le imprese di commercializzazione si presentino ai produttori disperati che a quel punto si vedranno obbligati a cedere le loro produzioni a prezzi irrisori».
La priorità, quindi è evitare speculazioni dopo che il blocco dell’export, lo stop o il basso regime imposto ai ristoranti, la possibile cancellazione delle sagre, ha lasciato invenduta una grande quantità di olio, vino e formaggi umbri e di pesce del Trasimeno. Non è bastata quindi a infondere ottimismo tra gli operatori l’intesa in Conferenza Stato-Regioni che ha sbloccato i 100 milioni di euro inseriti del Decreto “Cura Italia” a sostegno dell’accesso al credito di tali realtà produttive e per l’indennizzo a copertura dei periodi di sospensione temporanea dell’attività. Lo stato di salute finanziaria delle 57 cooperative agroalimentari e della pesca, il 20 per cento degli aderenti a Confcooperative Umbria, resta infatti incerto. Il comparto tuttavia guarda avanti e a una campagna agraria 2020 che si annuncia complessa chiedendo l’immediata operatività di tali strumenti di supporto. «Fatta la dovuta chiarezza tra Ministero, Ismea, Agea, Regione e Banche – spiega Lorenzo Mariani, direttore regionale di Confcooperative - ora è tempo di mettere a terra subito i provvedimenti per far arrivare la liquidità necessaria per sopravvivere alle imprese. Apprezziamo lo sforzo dell’assessore regionale alle Politiche agricole Roberto Morroni che, in questi mesi, non si è mai sottratto al confronto con le associazioni, condividendo un pacchetto agricolo volto a spostare i termini in scadenza nel periodo di emergenza, ad accelerare le istruttorie del Piano di sviluppo rurale, a scorrere le graduatorie e a sbloccare i pagamenti. Ora, però, c’è da affrontare la difficilissima campagna 2020, indispensabile per rilanciare e proiettare il comparto agroalimentare regionale nel futuro».
Con la Regione, si sta cercando di delineare anche il futuro del settore primario, con quattro temi al centro del confronto tecnico: qualità, semplificazione, digitalizzazione e aggregazione. Punto, quest’ultimo, sul quale Fedagripesca ha chiesto il finanziamento della legge regionale 7/99 che nel 2000 ha favorito l’aggregazione delle cooperative operanti nei comparti, latte, tabacco, cereali e pesca. «Comparti strategici per la nostra regione – osservano Maneggia e Sembolini – che vanno sostenuti anche con un poderoso piano strategico promozionale del brand Umbria, razionalizzando le risorse destinate alla promozione. Questa fase così complessa per turismo, ristorazione e bar andrebbe inoltre sfruttata, sul modello Toscana, per creare un indotto alla produzione “Made in Umbria”, concedendo aiuti pubblici ai soli commercianti che dimostrino di rifornirsi da produttori umbri». Un aiuto alle imprese umbre della pesca penalizzate dal lockdown arriverà anche dai 20 milioni di derivazione europea, sbloccati dall’accordo Stato-Regioni. «Il nostro auspicio è che la misura preveda l’indennizzo anche alle cooperative della piccola pesca, penalizzate fortemente dal lockdown».
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