Così il direttore artistico Giorgio Ferrara spiega la sua scelta di chiamare Riccardo Muti a dirigere il concerto finale in Piazza del Duomo per una edizione del Due Mondi fuori dal comune: la sessantatreesima, in tempo di coronavirus.
Giorgio Ferrara, che Festival sarà?
«Un Festival con un profondo significato simbolico e la felice conclusione del mio mandato con un programma che rispecchia gli elementi della mia linea artistica: sontuosità, lusso, grandi artisti e visibilità internazionale. La città se lo merita e per questo ho scelto due luoghi all'aperto, tra i più rappresentativi (Piazza del Duomo e Teatro Romano, n.d.r.). Certo, mi dispiace di non poter realizzare il programma annunciato, ma non dipende da me: speriamo di uscire presto da questa emergenza e che ad agosto sia tutto più tranquillo».
Se tutto andrà per il meglio, pensa che il numero degli spettatori ammessi potrebbe allargarsi?
«In realtà, già da ora posso dire che in Piazza del Duomo potremo portare gli spettatori fino a 400 (anziché 120, n.d.r.), così come al Teatro Romano si potrebbe arrivare a 250 (anziché 200, n.d.r.). Anche se non sono sicuro della presenza del pubblico: dipenderà pure dalle possibilità che ci saranno ad agosto di muoversi da regione a regione. In ogni caso attiveremo anche una diretta streaming gratuita nei nostri canali. Ovviamente, per quest'anno, gli incassi al botteghino non saranno presi neppure in considerazione, ma credo che i nostri sponsor storici, come la Fondazione CaRiSpo e la Banca Popolare di Spoleto ora Banco Desio, non si tireranno indietro».
C'è l'ipotesi di aggiungere un altro weekend di spettacoli a quello dal 27 al 30 agosto. Su cosa si sta orientando?
«Sto lavorando a quattro serate sulla stessa linea di quelle già annunciate con altri quattro grandi nomi: è fondamentale per tenere alta l'attenzione sulla città e sul Festival che in 12 anni sono riuscito a far tornare una realtà importante. Mi piace lasciare questa manifestazione in ottima forma».
© RIPRODUZIONE RISERVATA